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Attualità domenica 13 dicembre 2015 ore 16:20

Piazza Dalmazia, una ferita ancora aperta

In molti hanno voluto ricordare Samb Modou e Diop Mor, i due senegalesi uccisi il 13 dicembre 2011 a Firenze da un estremista razzista



FIRENZE — Una cerimonia che ha visto la presenza, oltre alla vicepresidente della regione Toscana Monica Barni e al sindaco di Firenze, Dario Nardella e al presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, di molti rappresentanti dei comuni fiorentini, con la fascia tricolore, del console del Senegal Eraldo Stefani, dei rappresentanti della comunità senegalese, compreso uno dei feriti nella stessa strage e la vedova di Samb Modou, l'imam di Firenze, Ezzedin Elzir, il rappresentante della comunità ebraica e il rettore dell'ateneo fiorentino. C'erano il vessillo del Comune di Firenze e quello della città metropolitana, le chiarine e i valletti del Comune fiorentino. Una cerimonia che è servita a ribadire la volontà di pace e di reazione civile contro la violenza e il razzismo di Firenze e della Toscana.

"Porto il saluto del presidente Rossi e della Regione - ha esordito la vicepresidente Barni - e mi unisco al dolore di chi perse i propri cari quattro anni fa e che si rinnova in questi giorni. " La vicepresidente Barni ha poi ricordato il forte impegno della Regione per la legalità e contro il razzismo, ricordando, fra l'altro, come proprio qualche giorno fa si è tenuto il Meeting dei diritti umani al PalaMandela.

"Ben 8500 ragazzi - ha ricordato Barni - sono venuti e hanno partecipato al Meeting. E' stata una grande occasione di conoscenza e di dialogo, è proprio così, grazie allo stare insieme che si combatte l'odio, si combattono i fondamentalismi."

Sul tema dei migranti Barni ha poi ribadito come "La Toscana ha costruito un modello di convivenza diffuso, che ha permesso di accogliere centinaia di rifugiati, gente che sfugge alla guerra e alla povertà, senza che mai sia accaduto nulla. Vogliamo continuare così - ha concluso Barni - vogliamo continuare a dialogare e a convivere con tutti, perchè c'è bisogno di tutti per costruire la nostra nuova civiltà."

Durante la cerimonia è stato ricordato anche Moustapha Dieng che rimase gravemente ferito dal killer razzista e che ancora oggi si trova in ospedale e non potrà più camminare.


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