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Attualità venerdì 10 dicembre 2021 ore 14:59

Movida messa a nudo dal Covid, pugno duro a vita?

Se le misure straordinarie diventassero ordinarie? Limitazione degli accessi, divieto di stazionamento e di somministrazione, fino al coprifuoco



FIRENZE — Dalla occupazione del suolo pubblico all'inquinamento acustico, dal consumo di alcolici allo smaltimento dei rifiuti fino all'igiene pubblica, il fenomeno della movida è stato messo a nudo dalla pandemia da Covid-19.

La necessità di ridurre i contatti fisici ha portato ad interdire gli spazi interni dei locali ed a creare una movida da asporto, seguita poi dalla movida sedie e tavolini all'aperto. La gestione del fenomeno ha comportato inoltre l'adozione di misure di sicurezza straordinarie come i divieti di stazionamento nelle piazze ritenute a maggiore rischio di assembramento.

I residenti dei centri storici hanno assistito ai cambiamenti dalle loro finestre ed in molti casi sono ricorsi alle forze dell'ordine per segnalare schiamazzi e non solo.

Per la prima volta c'è chi ha preso le misure alle piazze e alle strade realizzando quanto fossero piccole e strette per contenere tutti gli avventori, tanto da conteggiare gli ingressi. Ma lo stesso è avvenuto per i sagrati fino a chiederne la chiusura.
Per la prima volta i bagni pubblici non sono bastati perché con la chiusura dei locali sono mancate le alternative.
Uno degli ultimi risultati è la battaglia a distanza tra i commercianti che hanno chiesto di prorogare la concessione di suolo pubblico per sedie e tavolini ed i residenti che hanno chiesto la fine del provvedimento, senza se e senza ma.

Cosa resterà di questa esperienza nella gestione della movida? Se lo è domandato l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana che ha passato l'evidenziatore sulla "Movida 2021" con un focus sulla tollerabilità del rumore prodotto dagli avventori dei locali.

La normativa sull’inquinamento acustico sarebbe stata superata da un fenomeno che si è mostrato molto più complesso.

"La difficoltà di gestire assembramenti nei luoghi pubblici e di divertimento, con tutte le loro conseguenze, è esplosa con l’emergenza sanitaria: la situazione è risultata sotto controllo solo nei periodi di lock-down, con provvedimenti drastici di divieto della fruizione degli spazi, per poi ripresentarsi appena terminate le restrizioni" commenta Arpat.

Tuttavia, prosegue Arpat "alcune esperienze dell’emergenza sanitaria potrebbero essere riprese e utilizzate per la gestione ordinaria delle aggregazioni con disposizioni su: limitazione numerica di accesso alle vie/piazze della movida (fino ad arrivare a sistemi di controllo degli accessi), fino a divieti di stazionamento nelle situazioni più compromesse, consumo solo con servizio ai tavoli, divieto di vendita di bevande da asporto, disciplina degli orari nelle situazioni critiche, potenziamento dei controlli, anche avvalendosi di servizi di sicurezza privata".

Ed ancora "L’esperienza dell’emergenza sanitaria può quindi essere un ausilio per cercare di affrontare un fenomeno, soprattutto di “movida molesta” - con i correlati aspetti di schiamazzi, mancanza di decoro urbano, alcolismo, risse, vandalismo - ormai diventato non facilmente governabile dagli enti locali, senza una strategia complessiva per ricondurlo ad una corretta aggregazione sociale".

L'agenzia nel focus evidenzia alcune situazioni di rumore da movida, il ruolo delle amministrazioni, delle forze dell'ordine e della Arpat stessa. Il tutto è raccolto in un vademecum Rumore da manifestazioni, spettacoli ed attività temporanee - Chi fa cosa in Toscana.


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