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Sport mercoledì 09 novembre 2022 ore 15:00

Giancarlo Pedote al via della Route du rhum 2022

Foto di: Antoine Dujoncquoy

Dopo il buon risultato alla Vandée Globe del 2020 il navigatore solitario fiorentino si misura con la prestigiosa regata transatlantica



FIRENZE — Alle 14,15 di oggi, al segnale prestabilito, 138 imbarcazioni hanno lasciato la boa di Cap Fréhel, poco fuori dal porto bretone di Saint Malò, puntando decise verso ovest. Hanno tenuto la boa a tribordo come da tradizione, con gli elicotteri delle tv che volteggiavano sopra le loro vele e Poseidone che forse osservava un po’ infastidito dal fondo del mare.

Tra loro Il navigatore fiorentino Giancarlo Pedote al timone del suo Classe Imoca dal nome Prysmian Group.

E’ La Route du Rhum-Destination Guadeloupe, la leggendaria regata d'altura transatlantica in solitario creata nel 1978 un’idea di Bernard Hass, segretario generale dell’unione dei produttori di zucchero e rum delle Indie Occidentali.

La regata si tiene ogni quattro anni nel mese di novembre e si conclude a Pointe-à-Pitre, sull'isola della Guadalupa, piccola terra emersa con la forma di farfalla, lunghe spiagge e tante piantagioni di canna da zucchero destinate ad essere trasformate in barili di rhum.

Tra i partecipanti altri tre italiani, anche loro intabarrati dentro cerate colorate, Ambrogio Beccaria con Alla Grande-Pirelli, Alberto Bona con Ibsa e Andrea Fornaro con Influence, tutti con imbarcazioni Class40.

Alla sfida partecipano imbarcazioni appartenenti a 6 classi: Ultim (trimarani lunghi 32 m e larghi 23 m, 8 iscritti), Multi 50 (trimarani di 15 metri, 8 iscritti), IMOCA (monoscafi di 18 metri, gli stessi con cui si corre la Vendée Globe, 37 iscritti), Class 40 (monoscafi di 12 metri, 55 iscritti), Rhum Multi (pluriscafi di meno di 64 piedi, 16 iscritti) e Rhum Mono (monoscafi di oltre 39 piedi di lunghezza, 14 iscritti).

Il record della traversata è detenuto da Francis Joyon che nel 2018 navigò alla velocità media di 19,42 nodi ed in soli 7 giorni 14 ore 21 minuti e 47 secondi poté rimettere piede a terra e, forse, concedersi anche un buon bicchiere di rhum.

Il rapporto tra rhum e marineria è un rapporto di vecchia data tanto che mezza pinta di rhum mischiata con un quarto di acqua faceva parte della razione giornaliera distribuita ai marinai della Royal Navy per oltre due secoli fin dal 1756. Serviva ad eliminare il sapore stagnante dall’acqua potabile conservata nei barili e a tenere alto il morale dei marinai.

Di certo a loro quella razione non bastava e nella storia della marineria inglese e francese sono molti i racconti legati ai tentativi di aggirare le regole di razionamento.

Come quella legata al corpo di Horatio Nelson, ucciso durante la battaglia navale di Trafalgar.

Si dice che per poter trasportare il corpo in Inghilterra si pensò di conservarlo dentro una botte di rhum. All’arrivo però la botte non aveva più neppure un dito di liquore, tracannato dai marinai grazie ad un foro praticato sul fondo della botte, che avevano così involontariamente bevuto anche il sangue dell’Ammiraglio Nelson.

Sarà vero? Fatto sta che da allora il rhum è chiamato anche “Nelson’s Blood”, sangue di Nelson.

Per i navigatori solitari che partecipano alla regata transatlantica non c’è e non ci sarà spazio per queste divagazioni.

Loro devono restare concentrati sulla rotta da tenere lungo le 3.542 miglia marine che separano la costa bretone dal porto di arrivo, fronteggiando le insidie del mare e del clima.

Vincerà la Route du Rhum non solo chi possiede una barca veloce ma soprattutto chi sarà in grado di interpretare al meglio la situazione meteorologica e trovare le soluzioni migliori per arrivare alla Guadalupa.

I problemi inizieranno subito, uscendo dalla Manica e scendendo nel Golfo di Biscaglia, zona di mare in cui a novembre le grandi depressioni del Nord Atlantico portano forti venti a volte contrari alla rotta, venti capaci di generare onde alte fino ad 8 metri, onde che nascondono il cielo e l’orizzonte. Come se non bastasse le imbarcazioni troveranno poi sulla propria rotta l’Anticiclone delle Azzorre, che dovranno aggirare con perizia e grande intuito per non restare bloccati in area di bonaccia. Infine il confronto con l’Aliseo, che imporrà di dover scegliere da quale direzione avvicinarsi alla Guadalupa.

Giancarlo Pedote è un marinaio esperto, nonostante sia nato e cresciuto sulle rive dell’Arno, prima di trasferirsi in Francia per assecondare l’amore per il mare e per la vela.

Il fiorentino ha vinto il Transat Jacques Vabre 2015 in Multi50, è stato due volte Champion de France promotion course au large en solitaire, due volte Velista dell'Anno italiano, ha partecipato al suo primo giro del mondo in solitario nel 2020, il prestigiosissimo Vendée Globe, arrivando in 8a posizione, a sole 19 ore dal primo classificato.

Lui prima della partenza guardava a questa sfida con fiducia “Sarà una regata impegnativa: sappiamo che in questo periodo dell’anno la meteorologia è complessa e questo è l’aspetto più interessante. Ad oggi non ho tutte le armi a disposizione per giocarmi i primi posti nella velocità pura, ma ho il vantaggio di avere una barca affidabile che conosco bene e che mi permette di spingere senza paura. Come al solito, farò del mio meglio e cercherò di optare per le migliori scelte strategiche, di far funzionare al meglio la barca e di non trascurare alcun dettaglio“.

In questo momento Giancarlo è in mare, a formare una cosa sola con il suo Imoca Prysmian Group, alla ricerca del risultato sportivo ma anche a toccare con mano la propria forza ed i propri limiti in un ambiente spaesante come quello oceanico, che allontana dalle contingenze del presente e ti getta da solo in mezzo agli elementi primordiali, sempre gli stessi da migliaia e migliaia di anni: mare, sole, vento, nuvole, tempeste, stelle, arcobaleni, nebbie.

Poi onde, tante onde.

Vai Giancarlo, Buon Vento, il tuo bicchiere di rhum ti aspetta a Pointe-a-Pitre e sarà meritato, comunque vada.

Marco Burchi
© Riproduzione riservata


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