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Attualità venerdì 14 gennaio 2022 ore 12:38

Crisi Covid, ecco chi ha chiuso e chi ha resistito

La crisi del commercio ha colpito soprattutto tra il 2020 ed il 2021. Numerose le attività chiuse nella ristorazione e nel commercio. Bene l'edilizia



FIRENZE — Gli effetti del Covid hanno colpito duro anche una città internazionale come Firenze, a scattare una fotografia della crisi economica seguita alla pandemia è il report del Comune di Firenze presentato dal consigliere con delega alla statistica Enrico Conti e dall’assessore al commercio e alle attività produttive Federico Gianassi. 

Il report mostra che, nonostante le grandi difficoltà imposte dalla crisi, il saldo fra le nuove attività nate e quelle chiuse durante i mesi del covid compresi fra Febbraio 2020 e Ottobre 2021 a Firenze è rimasto positivo, anche in quelle aree urbane naturalmente candidate a subire il maggior impatto della crisi.

Conti ha riassunto così un possibile piano di reazione “Le autorità pubbliche devono garantire i ristori e le facilitazioni, e proteggere il lavoro laddove l’economia soffre per le necessarie misure restrittive. Le imprese dal canto loro devono mettere in campo ancora una volta la loro capacità di resistenza attiva, adattando le proprie strategie aziendali in vista della futura ripartenza”.

Lo studio, realizzato dall’Ufficio Statistica, ha applicato per la prima volta, uno strumento di monitoraggio della demografia d’impresa geo-referenziato. Due i periodi analizzati. Nel primo, tra il Febbraio 2020 e il Marzo 2021 il saldo tra unità locali iscritte e cancellate dalla Camera di Commercio è restato positivo, anche se molto ridotto rispetto allo stesso intervallo temporale precedente la pandemia. Un dato incoraggiante e non scontato che è migliorato nei mesi compresi fra Marzo e Ottobre 2021.

Dai dati emerge che i mesi più duri sono stati quelli di Dicembre 2020 e Gennaio 2021, in pieno look down: il saldo tra le imprese aperte e cessate è infatti sempre stato positivo durante la pandemia tranne che in questi due mesi. Da Marzo 2021 però il saldo fra nuove iscrizioni e cancellazioni è tornato ad essere costantemente positivo, soprattutto grazie alla diminuzione delle cancellazioni.

Quali sono i settori più resilienti

Il report mette in luce anche quali sono i comparti che hanno retto meglio la crisi. Costruzioni e commercio registrano il saldo migliore, cui seguono i settori del terziario avanzato come le attività di consulenza aziendale, i servizi informatici e i servizi finanziari.

Le costruzioni hanno certamente beneficiato degli aiuti costituiti dagli incentivi statali. Il saldo delle imprese attive è quasi sempre positivo soprattutto nel corso del 2021 dove le cancellazioni sono state pochissime. Nel complesso del periodo Covid il saldo è aumentato di circa 228 imprese. Il commercio, dopo le difficoltà sperimentate nei primi mesi della pandemia e tra novembre 2020 e febbraio 2021, ha fatto registrare risultati apprezzabili soprattutto a partire dal marzo 2021 quando il saldo mostra costantemente il segno più. Le imprese aumentano in tutto il periodo analizzato di circa 127 unità.

La ristorazione ha sofferto in particolare nei primi mesi della pandemia durante il primo lockdown della primavera 2020. Difficoltà si sono registrate anche tra la fine del 2020 e i primi mesi del 2021 ma da marzo 2021 in poi, e nel complesso del periodo, il saldo è positivo per circa 85 imprese.

L'industria manifatturiera ha avuto alti e bassi nel corso del 2020 con il saldo che si alterna tra negativo e positivo. Da febbraio 2021, in concomitanza con la forte ripresa del export, il saldo resta con il segno più. Nel complesso del periodo l’industria manifatturiera “tiene” in termini di imprese, che aumentano di 21 unità.

Nel centro storico

I settori che registrano una maggior crescita di imprese sono quelli appartenenti al terziario avanzato, consulenze aziendali, telecomunicazioni e informatica e costruzioni. Tra i settori più in difficoltà in centro si segnala il commercio, che qui ha sofferto di più rispetto al resto della città.

Per il commercio il 2020 è stato un anno complesso con le cancellazioni quasi sempre superiori alle iscrizioni. Da Marzo 2021 sembra di assistere a un’inversione di tendenza con saldi sempre positivi, tranne il leggero saldo negativo di Agosto. Viceversa, le nuove aperture del terziario avanzato in Centro Storico sono state molte e sempre superiori alle cancellazioni, tranne che per brevissimi periodi e anche allora con saldi negativi di poco conto.

L'analisi territoriale evidenzia come nel primo anno di pandemia (fino al Marzo 2021) vi siano molti rioni che hanno continuato a registrare aperture superiori alle chiusure. Non emerge una differenza significativa e sistematica tra i saldi nel centro Unesco e nei quartieri circostanti. Concentrando poi l’analisi da Marzo a Ottobre 2021, i saldi migliorano nettamente e sono pochissimi i rioni che registrano un saldo negativo.

“La ricerca mette in luce che l’economia della città ha continuato a mostrare capacità di resistenza e vitalità anche durante i mesi più duri della crisi pandemica nei due anni precedenti - ha concluso Gianassi - Sappiamo bene che questo ha comportato un grande sforzo per le imprese e che ora con questa quarta ondata la situazione è tornata nuovamente difficile. Insomma, le sfide ancora aperte sono moltissime e le imprese soffrono ma quanto è successo nei due anni che abbiamo alle spalle, e cioè la resistenza di tante imprese che hanno deciso di andare comunque avanti, può essere considerato un buon auspicio per il 2022. I prossimi mesi saranno a questo punto decisivi per scommettere in modo definitivo sulla ripartenza”.

Lo studio ha interessato Confesercenti Firenze che ne ha studiato l'esito. Sicuramente le imprese commercio, turismo, somministrazione sono quelle che hanno pagato il maggiore dazio al Coronavirus - ha commentato il responsabile locale, Lapo Cantini -  Soprattutto se, come nel nostro caso la maggior parte di queste attività operano in una delle città d'arte più importanti al mondo. Non c'è dubbio che gli imprenditori del settore abbiano messo in campo una straordinaria capacità di resistenza ed adeguamento alla mutata situazione economica, ma i danni ci sono stati, eccome. Probabilmente li vediamo più oggi, a due anni dall'inizio della pandemia che non tempo fa: dopo 24 mesi si sono cumulati debiti, ridotti gli investimenti, mortificato lo spirito imprenditoriale  A questa situazione della pandemia va anche aggiunto il tragico rincaro energetico e delle materia prime che rischia davvero di assestare una ulteriore mazzata al settore. Ecco perchè bisogna pensare a nuovi provvedimenti anche a carattere strutturale per sostenere le pmi: rifinanziamento cig, taglio del costo del lavoro, contributi per oneri energetici". 


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