Lavoro domenica 13 marzo 2016 ore 08:00
"Attenti a non penalizzare le attività"
Pistocchi di Cna Firenze esprime perplessità sulle norme del Comune in materia di prodotti Igp e Dop in centro. E lancia proposte alternative
FIRENZE — La posizione di Claudio Pistocchi, presidente di Cna Firenze Unione Alimentare, si può riassumere in un apprezzamento generale dei provvedimenti del Comune a tutela del zone del centro storico dichiarate patrimonio Unesco ma " le misure adottate con il regolamento e con il disciplinare sui prodotti alimentari - spiega - rischiano di penalizzare le attività di produzione e vendita di alimenti, anche di alta qualità”.
“Innanzitutto una scelta del genere dovrebbe essere preceduta da un dialogo con le associazioni di categoria che conoscono i mestieri - prosegue Pistocchi - Si potrebbero così trovare soluzioni più idonee, come quella di abbassare per tutti la soglia del 70 per cento di prodotti della filiera corta, Igp, dop e così via ottenendo il doppio effetto di regolarizzare le attività esistenti e preparare un percorso virtuoso per i nuovi."
"Inoltre servirebbe una premialitá fiscale per chi investe per la riqualificazione - dice ancora Pistocchi - Le misure attuali non sono facili da rispettare. È difficile, se non impossibile, attenersi alla quota del 70 per cento. Per la trasformazione di prodotti tradizionali si utilizzano infatti anche materie prime di provenienza nazionale, di altri Paesi europei e internazionali. Molte produzioni tipiche toscane (dai prodotti dolciari, agli insaccati, ecc) non potrebbero essere trasformate perché la materia prima o non c’è o non ci sono quantità sufficienti. Sfidiamo ad esempio a trovare i pistacchi toscani per il gelato al pistacchio!".
"In questo modo diventa difficile investire in un’attività - conclude Pistocchi - con costi aggiuntivi in arredo interno ed esterno, in forniture dei prodotti e in consulenti tecnici per redigere il progetto. Si crea una disparità commerciale e di concorrenza con le attività esistenti che potranno invece continuare a somministrare e vendere prodotti senza i vincoli dei nuovi. Ci preoccupa anche la gestione delle richieste per le nuove attività che debbono passare al vaglio di una commissione. I criteri di valutazione definiti nel disciplinare sono generali e lasciano molti margini alla discrezionalità. Riterremmo opportuno che, a tale commissione, partecipassero anche esperti individuati dalle organizzazioni”.
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