Attualità venerdì 10 febbraio 2023 ore 12:38
Agenda 2030, più alberi per centrare gli obiettivi
Sono solo tre le città toscane che già rientrano nei parametri europei sulla qualità dell'aria. Aceri, betulle, ginkgo biloba e frassini i grandi alleati
TOSCANA — Alle città toscane servono più alberi mangia-smog per centrare gli obiettivi dell'Agenda 2030 dell'Ue sulla qualità dell'aria. Sono infatti solo tre quelle che già rientrano nei parametri europei: Livorno, Massa e Siena. Agli antipodi, ovvero quelle più indietro, sono Lucca, Pistoia e il capoluogo toscano Firenze.
Nella loro lotta a inquinamento e polveri sottili, grandi alleati potrebbero essere gli alberi, soprattutto quelli di specie in grado di catturare gli inquinanti. Quali sono? Molti: dall’Acero riccio alla Betulla verrucosa, dal Ginkgo Biloba al Bagolaro, dal Frassino comune all’Ontano nero, dal Tiglio selvatico all’Olmo. Piantarli anche nei giardini privati contribuisce a ripulire l’aria da migliaia di chili di anidride carbonica e sostanze inquinanti.
A illustrare le caratteristiche degli alberi mangia-smog è Coldiretti Toscana, non prima di aver effettuato un tour tra i vari capoluoghi di provincia toscani per vedere, letteralmente, che aria tira.
Che aria tira in città
Se infatti nessuno dei capoluoghi di provincia ha superato i limiti di concentrazione media annuale di PM10 nel 2022 (40 µg/mc), tuttavia solo tre capoluoghi (Livorno, Massa e Siena) sarebbero promossi se domani entrasse in vigore la direttiva europea (20 µg/mc).
I dati elaborati da Coldiretti Toscana sono quelli del rapporto Mal’Aria di città 2022 di Legambiente, che ha evidenziato una diminuzione delle medie annuali degli inquinanti atmosferici nel periodo 2011-2021 all’interno di un range 3-5%, mentre quelle necessarie per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 sono del 2-23% per quanto riguarda le PM10.
Le più distanti dal risultato sono Lucca, capoluogo con la concentrazione media annuale più alta della regione di PM10 (26 µg/mc) che dovrebbe ridurre le concentrazioni del 23%, poi Pistoia del 17%, Firenze del 15%, Prato del 13%, Pisa e Arezzo del 9% ed infine Carrara del 2%.
Alberi, i soldati dell'ambiente
Un esercito di alberi mangia-smog: ecco cosa serve alla Toscana per centrare gli obiettivi ambientali europei. Nell'arco di 20 anni di vita, la pianta giusta può catturare quasi 4.000 chili di anidride carbonica (CO2), bloccando anche le polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più calde e afose.
In Toscana però si contano appena 17,5 alberi ogni 100 abitanti ed appena 23,5 quadrati di verde urbano a testa: troppo poco per rendere significativi i risultati. Al primo posto tra le piante mangia smog, spiega Coldiretti Toscana, c’è l’Acero Riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 centimetri con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l’appellativo di “riccio”. Ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3.800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani.
A pari merito, con 3.100 chili di CO2 aspirate dall’aria, ci sono poi la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e considerata albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche, e il Cerro che può arrivare fino a 35 metri di altezza. Il Ginkgo Biloba, albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, oltre ad assorbire 2800 chili di CO2 vanta anche un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni compresi quelli urbani.
Fra gli alberi anti smog ecco poi il Tiglio, il Bagolaro che è fra i più longevi con radici profonde e salde come quelle dell’Olmo campestre. Il Frassino comune è un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri, mentre l’Ontano nero è il piccolino del gruppo con un’altezza media di 10 metri ma che riesce a bloccare fino a 2.600 chili di CO2 e a garantire un forte assorbimento di inquinanti gassosi.
Infine la Farnia, uno degli alberi del futuro secondo i vivaisti pistoiesi, che può raggiungere un altezza che va dai 25 ai 40 metri. È utilizzata in svariati contesti, anche grazie alle diverse varietà presenti in commercio che si differenziano per i diversi portamenti. Può trovare spazio infatti in filari, come esemplare singolo, nei parchi e giardini pubblici e per la formazione di barriere.
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