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Politica sabato 20 ottobre 2018 ore 19:55

Io sono Matteo e faccio il conduttore di Leo-Talk

Nella seconda giornata della Leopolda 9, Renzi ha tenuto banco conducendo un talk show. Poi la presentazione dei comitati civici di Ivan Scalfarotto



FIRENZE — Mattatore come non mai nella Leopolda 9 del Ritorno al futuro, galvanizzato dall'ottima affluenza di pubblico (a metà pomeriggio gli ingressi della ex stazione sono stati chiusi temporaneamente per il pienone), Matteo Renzi ha tenuto banco con un lungo talk show, intitolato Leo-Talk, in cui si è proposto come conduttore. "E' sempre stato il mio sogno" ha dichiarato.

Davanti alla sua scrivania si sono seduti in successione Roberto Burioni, medico e divulgatore scientifico noto per il suo impegno contro la disinformazione sui vaccini, il conduttore Tv (di professione) Paolo Bonolis, la giornalista Federica Angeli che dal 2013 vive sotto scorta per le minacce ricevute dopo le sue inchieste sulla mafia romana, il fisico Roberto Cingolani, direttore dell'Iit di Genova, la giornalista e scrittrice palestinese Rula Jebreal. 

Alternando domande ad affermazioni perentorie a battute contro il governo gialloverde e toccando in qualche caso picchi notevolissimi di faccia tosta, Renzi è sembrato perfettamente a suo agio nel ruolo. Qualche esempio? "Il mio inglese non sarà un granchè ma sono pronto a fare un dibattito in inglese e francese con Giuseppe Conte e Matteo Salvini. E sono pronto a fare un dibattito con Gigi Di Maio anche in italiano e basta...". Oppure, rivolto a Salvini: "Io vorrei che qui dalla Leopolda arrivasse una voce molto forte: la scorta non e' un costo ma un servizio fatto da grandissimi professionisti per persone che sono in pericolo, così come le loro famiglie"; e ancora, rivolto a Di Maio: "Tutti quei politici che auspicano la chiusura dei giornali sono in profondo torto e profonda malafede". E quando Federica Angeli abbozza la critica: "del Pd non ho mai capito, e per me é stato un errore che oggi paghiamo, la cacciata di Marino da Roma" , Renzi risponde subito: "Un giorno ti porto a cena con Orfini, io non c'entro", come se al tempo delle dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma lui non fosse stato premier e segretario del Pd e quindi teoricamente parecchio interessato al destino del governo della capitale.

Insomma il Leo-Talk è stato per Renzi una prova di intrattenimento brillante ma non particolarmente esplicativa del progetto politico che l'ex presidente del consiglio ha in mente per il futuro, suo e dell'Italia. E anche se le frasi più ricorrenti pronunciate dai renziani doc presenti alla Leopolda sono state "non siamo una corrente", "niente polemiche sul Pd", "nessun rinvio del congresso", l'idea di fondare il Partito di Renzi rimbalzava qua e là fra le file degli spettatori, divisi fra entusiasti e orripilati (alcuni sondaggi lo danno al 3 per cento).

Non a caso, prima che riprendessero gli interventi dal palco dei tantissimi iscritti a parlare, Renzi ha passato la parola a Ivan Scalfarotto per la presentazione dei comitati di azione civica, nuovo strumento di partecipazione e allargamento del consenso. Sette i valori-guida: Europa contro nazionalismo, crescita contro assistenzialismo, scienza contro superstizione, giustizia contro giustizialismo, vero contro virale, democrazia contro plebascitarismo, società aperta contro eslcusione. "I comitati organizzano la resistenza civile con campagne di attacco-difesa ogni volta che questi sette valori vengono messi in pericolo" ha spiegato Scalfarotto mentre veniva messo on line il sito www.comitatiritornoalfuturo. "Servono per riunire tutti coloro che sono contro questo governo, anche oltre il Pd" chiarisce ulteriormente il senatore Andrea Marcucci.

Nel frattempo è arrivato nella stazione di Porta a Prato l'ex ministro degli Interni Marco Minniti, ospite molto atteso da quando i renziani stanno cercando di convincerlo ad accettare la candidatura a segretario nazionale in vista del congresso del Pd, per ora ipotizzato nel prossimo febbraio. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se intende accettare la candidatura, Minniti ha dato la solita risposta: "Per adesso no, la decisione sarà presa al momento opportuno". Che cosa aspetta? Forse di capire dove va il Pd. E, perchè no, anche dove intende andare Matteo Renzi.


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