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Cronaca giovedì 06 marzo 2025 ore 18:45

Frode nell'importazione di beni, sequestro da 71 milioni di euro

guardia di finanza

La Finanza ha scoperto fra Lazio e Toscana un'organizzazione con a capo marito e moglie: 17 indagati. C'era anche il servizio money transfer abusivo



FIRENZE / PRATO / ROMA — Beni importati dalla Cina evadendo le imposte e servizio di money transfer abusivo: la guardia di finanza di Roma e di Firenze stamani ha eseguito un sequestro preventivo di beni per oltre 71 milioni di euro nei confronti di 17 indagati, persone fisiche 13 delle quali di origini cinesi. Le ipotesi di reato a loro carico sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati tributari e abusiva attività finanziaria. 

L’importo oggetto di sequestro corrisponde all’Iva che sarebbe stata evasa dall’associazione attraverso 29 soggetti economici con sedi nelle province di Firenze, Prato e Roma, utilizzati per commettere un’ampia frode fiscale nell’importazione di beni dalla Repubblica Popolare Cinese.

Le indagini - dirette dalla procura europea capitolina ed eseguite dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma e dal 2° nucleo operativo metropolitano di Firenze - "hanno portato alla luce un progetto criminoso orchestrato principalmente da imprenditori di origine cinese perfettamente integrati nel tessuto economico e sociale italiano", fa sapere la Finanza in una nota. 

Al vertice della struttura figurava una coppia di coniugi cinesi che, attraverso numerose società e professionisti compiacenti, riusciva a introdurre sul mercato italiano beni di provenienza cinese fra abbigliamento, calzature, borse ed accessori vari, immessi in libera pratica in altri Stati membri dell’Unione europea, in completa evasione dell’Iva.

In pratica, la merce cinese veniva sdoganata principalmente in Bulgaria, Ungheria o Grecia, e poi trasferita direttamente negli hub logistici in Italia, per la commercializzazione. Dal punto di vista documentale, la merce subiva invece varie cessioni intracomunitarie tra operatori fittizi, accompagnate da fatture per operazioni inesistenti. Tempo due anni, poi le società in questione esaurivano il loro ciclo di vita in un sistema 'apri e chiudi'.

Non solo, perché c'era anche l'attività di intermediazione finanziaria con cui venivano offerti alla comunità cinese stabilmente residente in Italia servizi occulti di trasferimento di denaro in madrepatria, previa richiesta di una percentuale sull’importo transato.


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