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Cultura mercoledì 30 settembre 2015 ore 06:55
Macchine da scrivere nel tempo

Nell'ambito della Festa del perdono la mostra curata da Alberto Mannucci: 22 pezzi che raccontano la storia di un 'aggeggio' straordinario
RIGNANO SULL'ARNO — Alberto Mannucci, fiorentino, colleziona macchine da scrivere da quasi tre decenni. E' stato lui a proporre all'amministrazione comunale la mostra allestita nella sala del consiglio durante la Festa del Perdono. Obiettivo: far comprendere al pubblico l'evoluzione di questo strumento nell'arco di quasi cento anni, da quando fu ideato nel 1855 da fabbri, tipografi e falegnami fino agli ultimi modelli Olivetti del 1972.
"Il processo non è stato tranquillo, a quel tempo c'erano quelli che scrivevano a mano - racconta Mannucci - Ma, con l'avanzare dell'industrializzazione, negli Stati Uniti era diventato necessario inventare qualcosa che si aggregasse alla stampa e che potesse essere utilizzato in modo più pratico e privato".
Fra le 22 macchine in esposizione, tutte funzionanti, le più originali sono quelle per i non vedenti con i caratteri braille sui tasti. La più preziosa invece, secondo Mannucci, è una Hammond che costò una cifra paurosa ai produttori ma che non ebbe fortuna perchè ''cieca': la dattilografa, per vedere quel che aveva scritto, doveva sollevare il carrello. Risale invece ai primi anni del Novecento la comparsa su alcune tastiere del simbolo "@", il cui significato, a quel tempo, era. 'al prezzo di', e che oggi è utilizzato per contrassegnare gli indirizzi di posta elettronica.
"Le macchine da scrivere in questo periodo sono come i francobolli - ha spiegato Mannucci - Una macchina che è stata superata, che non si è rivelata veramente utile, è diventata la più rara". E quindi la più preziosa.
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