Arte venerdì 04 dicembre 2015 ore 17:35
"La peste a Firenze nel 1630" torna a nuova luce

Il dipinto, risalente alla prima metà del XVII, restaurato grazie al contributo di Ferragamo. Il quadro è stato da alcuni attribuito al Cigoli
FIRENZE — Il dipinto raffigura la piazza del Duomo vista da ovest, con la facciata arnolfiana già smontata (fu distrutta nel 1578), la Misericordia di Firenze e molti edifici, ora distrutti, con le finestre chiuse dalle tradizionali impannate. Davanti a questo taglio di vita cittadina sono raffigurati i Fratelli della Compagnia, intenti a soccorrere gli appestati, mentre molti cittadini, in abiti seicenteschi, assistono sgomenti a tale spettacolo.
La pestilenza raffigurata, quindi, non può
essere quella del 1348 ma, per tutti i
motivi sopra elencati, deve essere l’altra, ugualmente grave, che
afflisse la città nel 1630. Tale data costituisce quindi un utile
termine “post quem” per l’esecuzione del dipinto. Finora mai studiato
criticamente questo, come altre opere della Misericordia di Firenze, è
rimasto sconosciuto a gran parte degli studiosi.
Il quadro
rimarrà nella Sala di Compagnia e fu donato alla Misericordia di Firenze
dal Capo di Guardia Gaspare Ciosi. Per volontà del donatore il dipinto
doveva essere esposto nell’Oratorio l’ottavo giorno dopo la festività
del Corpus Domini.
Alla presentazione hanno partecipato fra gli
altri Enrico Santini, Capo di Guardia della Misericordia di Firenze,
Ferruccio Ferragamo, presidente Salvatore Ferragamo S.p.A., Jennifer
Celani, Soprintendenza per le Belle Arti e Paesaggio di Firenze e la
restauratrice Barbara Geroni.
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