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Attualità lunedì 20 gennaio 2025 ore 16:00

​Tutti con le mani in pasta per imparare ad “appiciare”

I Pici della tradizione Toscana, prima la loro storia raccontata dall'esperto enogastronomico e poi via in cucina ad “appiciare” con la libraia “piciologa”



FIRENZE — Uno straordinario laboratorio all'associazione Itaca in via San Domenico, il salotto per scrittori del giornalista e scrittore Paolo Ciampi. Stavolta con l'aiuto di Marco Ginanneschi che si occupa da tempo di enogastronomia e Roberta Perugini, libraia e come la introduce il padrone di casa “una delle migliori libraie in circolazione. Tutti siamo andati da Libraccio per le sue presentazioni”. “Ma Roberta è anche Piciologa ed era da tempo che volevamo fare questo primo incontro per vedere come si fanno i pici, farli e mangiarli insieme”.

Ed è così che i protagonisti, i conduttori di questo laboratorio si presentano:

Roberta dichiara che per lei i pici sono alla base della sua vita. Dopo le parole mamma e babbo da piccola ha sicuramente pronunciato la parola “pici”. Inoltre sa fare la pasta in casa da sempre altrimenti la nonna non l'avrebbe riconosciuta come nipote. Di Castelmuzio dove la tradizione dei pici è forte, talmente forte che si annulla la storia del picio e lo si fa diventare solo e soltanto originario di Castelmuzio.

Marco Ginanneschi esperto enogastronomico si occupa di food e lavora con aziende e laboratori artigiani. Si occupa di una denominazione importantissima per il nostro territorio per la salvaguardia dei prodotti e delle ricette tradizionali: i Pat Prodotti Agroalimentari Tradizionali. Dichiara che ve ne sono oltre 5400 in Italia e di questi ben 467 sono della Toscana. Il percorso di valorizzazione è un percorso molto lungo.

E così già abbiamo imparato due cose: la parola “appiciare” e il significato e l'esistenza di questi “PAT”.

Marco però è stato anche giudice di gara di Pici e ci spiega cosa deve analizzare un intenditore e giudice di pici:

Abilità nell'appiciare, analisi impasto se è elastico, estetica del picio, abbene sì anche l'estetica, analisi degustativa.

E prosegue con una selezione fotografica dedicata ai pici e di ricerca sui pici: da dove vengono i pici, perchè si chiamano così, da dove viene la pasta fresca. L'arte dei pici che si tramanda di generazione in generazione e analisi della personale tradizione familiare che lo han portato ad essere “picio dipendente”.

E poi i nomi dei primi impasti, gli Etruschi e le origini dalla Cina o dalla cultura araba.

Per concludere non si può che andare tutti in cucina ad appiciare con Roberta sul lungo tavolo con i taglieri di legno e godersi il profumo dell'aglione appena sbucciato e affettato da Marco per la preparazione del sugo all'aglione.

Roberta e Marco uniti dai pici, un romanzo, una tradizione e una bella mangiata di pici all'aglione.

Chiara Lam Nang
© Riproduzione riservata


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