Cultura mercoledì 16 ottobre 2019 ore 16:30
Neo Rauch, realismo onirico a Palazzo Pitti
Prima grande retrospettiva italiana sull'influente pittore di Lipsia, alcuni dipinti realizzati appositamente pensando agli spazi della reggia medicea
FIRENZE — Il realismo onirico del pittore tedesco Neo Rauch incanta Palazzo Pitti. Da oggi, gli ambienti ottocenteschi dell'Andito degli Angiolini all'interno della reggia medicea sono teatro della prima grande retrospettiva italiana dedicata al famoso artista originario di Lipsia. Curata da Max Seidel e Serena Calamai, la mostra durerà fino al 12 gennaio e accoglierà alcune 37 tele di svariate dimensioni realizzate da Rauch tra il 2008 e il 2019. Rauch ha creato, nel tempo, svariati dei dipinti oggi in esposizione pensando specificamente agli spazi della reggia: un'idea che all'artista era venuta proprio dopo aver visitato la fastosa residenza dei Granduchi. Protagonista della mostra è anche un autoritratto, che Rauch, per questa occasione, ha deciso di donare alle Gallerie degli Uffizi: entrerà a far parte della storica collezione di questo tipo di opere custodita nel complesso museale.
"Neo Rauch è senza alcun dubbio uno dei più influenti artisti tedeschi viventi - ha detto il direttore Eike Schmidt - ed oggi gli Uffizi sono fieri per due motivi: innanzitutto, di essere il primo museo italiano ad ospitare una rassegna monografica a lui dedicata; in secondo luogo, perché abbiamo il raro onore di accogliere opere concepite proprio per Palazzo Pitti. E così l'architettura e le decorazioni del primo Ottocento che caratterizzano l'Andito 'avvolgono' forme mutevoli e lo stile composito, modernissimo, del maestro; con grande naturalezza, si uniscono e amalgamano la grande storia e la grande contemporaneità".
"Quando sono stato per la prima volta in queste sale in Palazzo Pitti mi sono sentito subito a mio agio - ha aggiunto lo stesso Rauch - hanno un carattere intimo, come si conviene a un appartamento di un palazzo, hanno una bella coloritura. Qui lo spazio contribuisce alla pittura, lo spazio è esso stesso una pittura".
L’artista ha svelato alcuni segreti sulla sua particolare tecnica creativa: "Faccio un primo abbozzo, introduco nel dipinto delle figure senza sapere ancora quali funzioni spetteranno loro e poi il giorno successivo introduco una seconda figura o un edificio - racconta - queste dovrebbero intrecciarsi a un contesto sensoriale e non tendere sin dall'inizio verso un significato, è una differenza importante per me. C'è anche questo bellissimo momento di interazione, che mi piace paragonare a una partita di scacchi contro se stessi, perché quando gioco a scacchi con me stesso, allora devo sfrecciare attorno al tavolo e assumere il ruolo dell'avversario, e per mantenere attivo il principio del gioco, devo comportarmi diversamente da questa parte del tavolo che non dall'altra, devo fare qui le mie mosse impulsive e dall'altra quelle rigorosamente analitiche, o viceversa. Devo impersonare l'altro, e così mi comporto sulla tela, faccio una mossa con cautela e devo poi liberare la componente irrazionale, in modo da non soffocare il tutto".
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