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Attualità martedì 17 novembre 2020 ore 10:02

"I caffè storici spariscono per la crisi Covid"

Costi di gestione alti e manutenzione proibitiva, così i caffè storici sono finiti nel vortice della crisi economica dovuta alla pandemia da Covid



FIRENZE — L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica rischiano di travolgere le attività storiche come i caffè nati ad inizio del '900, il grido di allarme lanciato dalla Federazione dei pubblici esercizi coinvolge tutta Italia. Il vice presidente fiorentino di Fipe, Aldo Cursano, ha acceso i riflettori della crisi sulle città d'arte.

“Da Roma a Venezia, da Firenze a Napoli, il crollo dei flussi turistici sta mettendo in ginocchio queste attività - ha detto Aldo Cursano - ma noi non possiamo permettere che questo accada. Questi non sono soltanto locali ma veri e propri monumenti: un patrimonio materiale e immateriale del nostro Paese che, come tale, è interesse di tutti quanti tutelare e difendere. Ecco perché è essenziale creare un fondo ad hoc per sostenere i caffè storici e prevedere una fiscalità dedicata che consenta un abbattimento della tassazione locale, Tari e suolo pubblico, e nazionale”.

"I danni crescono esponenzialmente a causa dei costi altissimi che i gestori sono costretti a sostenere" è quanto sottolineato dalla federazione che ha lasciato spazio ai gestori per raccontare la situazione.

“I nostri due caffè perdono complessivamente l’80 per cento di fatturato - lo ha detto Marco Valenza, titolare di Paszkowski e Caffè Gilli, locali storici nel cuore di Firenze -. E non potrebbe essere altrimenti visto che il 90 per cento della nostra clientela è sempre stata composta da turisti, italiani e stranieri, che attualmente sono impossibilitati a spostarsi. Ciò che però rende insostenibile la crisi sono i costi: da un lato abbiamo la responsabilità di 95 dipendenti e delle loro famiglie. Dall’altro dobbiamo fare i conti con affitti monstre”. “Il paradosso è che, nonostante sia interesse di tutti preservare questi luoghi, la manutenzione ordinaria e straordinaria è sempre a carico dei gestori. Come se non bastasse, quando si è deciso di abbattere l’Imu su questo tipo di edifici, ne hanno beneficiato i proprietari, ovvero chi vive di rendita, non certo chi li valorizza con il proprio lavoro quotidiano” ha concluso Valenza.

Una crisi a livello nazionale che tra le città d'arte dopo Firenze ha travolto Venezia. Raffaele Alajmo, titolare del Caffè Quadri di piazza San Marco a Venezia ha spiegato "Nei mesi in cui abbiamo lavorato di più, Luglio e Agosto, abbiamo perso il 75 per cento dei nostri fatturati, anche perché abbiamo rispettato al millimetro le prescrizioni imposte dalle misure di distanziamento. Il nostro plateatico è passato da 240 a 110 posti. I mesi estivi sono stati però solo una breve parentesi in mezzo a un anno che ci ha visto perdere l’85 per cento dei volumi d’affari. Nessuna sorpresa visto che solo l’1-2 per cento dei veneziani frequenta il locale a fronte di un 98 per cento di turisti”.


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