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Attualità sabato 19 giugno 2021 ore 17:19

Alla scoperta di libri nel giardino della Sinagoga

La sinagoga di Firenze

Per il ciclo dei dialoghi con le autrici contemporanee domani mattina Ghila Piattelli conversa con la giornalista Maria Cristina Carratù



FIRENZE — Per il ciclo di dialoghi con le autrici contemporanee nel giardino della Sinagoga di Firenze domani, domenica 20 Giugno, alle 10,30 è protagonista Ghila Piattelli con il suo libro dal titolo Resta ancora un po’. L'autrice dialogherà con Maria Cristina Carratù.

Ghila Piattelli, che ha in questo libro la sua prima prova letteraria nel genere del romanzo, è nata a Roma nel 1973 e si è trasferita in Israele nel 1992. Dopo essersi laureata in Filosofia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, e aver conseguito un diploma postlaurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università Bar Ilan, nel 2001 ha fatto ritorno in Italia dove ha collaborato con il Centro di cultura ebraica di Roma e ha lavorato presso l’Ambasciata d’Israele. Nel 2009 è tornata a vivere in Israele dove lavora come traduttrice e insegnante di italiano. È sposata e ha tre figli.

Nel libro Giuditta si è messa in testa di scegliere il luogo più adatto per il suo eterno riposo. Con tutina rosa e scarpette di vernice esplorerà lapidi e vialetti alla ricerca del cimitero perfetto e, senza troppi convenevoli, entrerà nelle vite dei suoi giovani accompagnatori – l’amatissimo nipote Yoni, la sua fidanzata Noga e il coinquilino Ittai – e in tutte le loro vite lascerà un segno. Ma soprattutto Giuditta riuscirà a esorcizzare il segreto che la figlia Ahuva tiene ben celato in una scatola da scarpe nascosta nell’armadio e che da troppi anni tiene in ostaggio la sua famiglia. 

Resta ancora un po’ si definisce romanzo israeliano in lingua italiana e squarcia il velo che separa generazioni e sensibilità. Passato e presente, nonni e nipoti, vivi e morti si sfiorano e si scoprono più vicini di quanto immaginassero. Dal loro dialogo nasce la consapevolezza che, per tornare a respirare, bisogna imparare a non aver paura del dolore o dell’oblio. Solo così i fantasmi che abbiamo trattenuto con la forza, quelli che abbiamo imprigionato nei cassetti e nei cuori, potranno finalmente quietarsi e sorriderci, e forse perfino dissolversi.


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