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Attualità martedì 04 aprile 2023 ore 11:00

​Allergie, tosse e asma, primi sintomi e terapie

A Firenze la metà dei casi di asma allergica che hanno un impatto sulla qualità della vita deriverebbero dalla manvcata osservazione dei primi sintomi



FIRENZE — Le allergie tipicamente primaverili, quelle determinate dalla diffusione di alcune tipologie di pollini nell’aria, interessano almeno il 12% dei fiorentini, la maggiore incidenza si registra nella fascia pediatrica ed in quella dei giovani adulti. 

A Firenze la metà dei casi di asma allergico quelli che hanno un importante impatto sulla qualità della vita e possono evolvere in forme gravi, deriverebbero da un trattamento non effettuato o non osservato scrupolosamente, secondo l’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Firenze, tramite la dottoressa Donatella Macchia, direttore SOC Allergologia Immunologia Clinica Azienda Usl Toscana Centro e impegnata quotidianamente al PO San Giovanni di Dio a Firenze “È fondamentale ricordarsi che parliamo di una malattia infiammatoria e che, come tale, deve essere gestita. Serve intervenire ai primissimi sintomi e aderire alla terapia per scongiurare l’acuirsi dell’allergia e, conseguentemente, l’insorgenza di forme più gravi come l’asma bronchiale. Non è una patologia che può essere trascurata”.

Su scala nazionale le allergie globalmente considerate, riguardano circa il 25% della popolazione: un dato medio che a Firenze conosce picchi anche superiori. 

Le allergie da polline, quelle tipiche della primavera, colpiscono invece tra il 10% e il 12% dei fiorentini. “Del resto - commenta la dottoressa Macchia - ci troviamo in un contesto che incentiva il fenomeno perché siamo circondati da colline e da una campagna ricca di vegetazione. È importante ricordare, però, che non tutti i pollini innescano un’allergia. Devono essere sufficientemente microscopici da viaggiare trasportati dal vento e devono contenere proteine che interagiscono con gli anticorpi, determinandone una reazione”.

I pollini capaci di generare allergie

Sono quelli derivanti dall’albero del cipresso, dalle graminacee, dagli olivi e dalla parietaria, una pianta che prolifera sui muri vecchi. 

E i sintomi?

“La malattia – prosegue la dottoressa – può presentarsi in qualsiasi fascia d’età, sempre in forma sistemica, generando spesso una condizione simile a quella di uno stato influenzale. Gli effetti più ricorrenti sono la lacrimazione, il prurito, gli starnuti, la rinorrea, la tosse. Da qui, nelle forme più gravi, si arriva fino all’oppressione toracica e all’asma. Ecco perché bisogna intervenire per frenare l’infiammazione allergica al suo primo manifestarsi”.

La diagnosi deriva da una raccolta accurata dei sintomi e il primo passo consiste nella prescrizione di esami del sangue dedicati da parte del medico di famiglia, destinati a ricercare la presenza di quegli anticorpi (le immunoglobuline E) che reagiscono “sbagliando” alle proteine contenute nei pollini. La terapia più comune si fonda, invece, sull’uso di farmaci – sistemici e topici – come gli antistaminici, spesso associati a colliri, spray nasali e, nei casi più gravi, a spray per i bronchi.

“Lo step successivo – osserva Macchia – è la visita dallo specialista. Torniamo sulla storia clinica del paziente ed effettuiamo test cutanei (i “prick test”) con l’obiettivo di migliorare l’approccio terapeutico. In alcuni casi proponiamo una vaccinazione specifica, oggi agilmente possibile a domicilio tramite compresse o gocce sub-linguali. Nel caso dell’allergia alle graminacee, ad esempio, grazie al lavoro congiunto di allergologi, Dipartimento del Farmaco e Assessorato alla Salute regionale, è stato possibile rendere il vaccino gratuito. Viene fatto prima dell’arrivo della primavera e si prosegue per almeno tre anni di fila”.

Con il vaccino è possibile modulare la risposta allergica andando a produrre i giusti anticorpi difensivi e si riduce sensibilmente il ricorso ai farmaci nel tempo, oltre a rallentare la marcia della malattia. Attenzione però: l’allergia è destinata ad accompagnare chi ne soffre per tutta la vita.

“Dobbiamo uscire dall’equivoco – precisa la dottoressa – per cui il vaccino equivarrebbe alla scomparsa della patologia. Non è così: ne determina una riduzione, ma l’allergia può sempre ripresentarsi. Serve un’opera di sensibilizzazione costante anche su questo senso”.


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