Cane ti amo, ma non ti curo
di - giovedì 15 giugno 2017 ore 19:13
Ti amo, ma non ti curo. Questo il paradossale risultato dell’ultima ricerca realizzata da Gfk Eurisko per Msd Animal Health. Così - mentre il pet fashion spopola sul mercato scatenandosi in modellini stilosi dai tessuti pregiati che declinano maglioncini a quattro maniche, collino alto per i più trendy, o cappottini con asola per la coda e baverino d’ordinanza alla Sherlok – ecco invece che i veterinari se ne restano con un palmo di siringa con appena il 48% di cani e gatti condotti a porgere l’altra coscina al rito periodico del vaccino e il 29% a sottoporsi al protocollo contro la lehismaniosi. E non è perché «ah poverini, la puntura». No no: si lesina anche di spot-on, con solo il 43% dei proprietari che pratica la profilassi per pulci e zecche al proprio quattro zampe.
Eppure il mercato tira, e a volare non sono solo le crocchette e il pet food in genere, ma anche vizi e sfizi. Con un’offerta che evidentemente risponde a tendenza di mercato, la pet economy decolla anche in versione extracharme, con proposte di cosmesi e abbigliamento che prendono il largo rispetto all’esigenza spiccia di lavare il cane o di proteggere dalle intemperie l’esemplare freddoloso, a pelo corto o un po’ anzianotto. No no: si va di moda allo stato puro per il capospalla (!), o di trattamento estetico per manti e unghie perfetti da fare invidia alle proposte di alta profumeria più ambite dalle spa victims umane.
Ma quando si tratta di andare dal dottore, allora… beh certo: la spesa pesa ed è meno divertente, ma se per dirlo in rima poi il cane ne risente, che amore è? Quello un po’ narcisista per noi stessi e per il riflesso che di noi può essere il pet? Lui si presta, ma sarà felice? E soprattutto: sotto al pulloverino di cachemir sarà sano e in salute? Emanuele Minetti, presidente dell'associazione nazionale veterinari Lombardia, lancia l'allarme esortando i proprietari a «non umanizzare l'animale» e ad «attuare una giusta gestione dell'igiene e della prevenzione, anche per la propria casa».
Sì perché poi non è che ai nostri amici con la coda si conceda pochino: oltre la metà dei cani italiani condivide con noi poltrone, divani e strapuntini, quando non addirittura il materasso, con pennichelle anche nel giaciglio dei bambini. E poi ci mordicchiano per gioco, al parco si ruzzolano nelle peggio cose, mangiano la qualunque da terra e poi ci riempiono di baci… tutto bello, ma il punto è che – secondo i dati Eurisko – solo il 17% dei proprietari ritiene che nel loro benessere risieda anche il nostro e quello del nostro ambiente, che è la loro tana. E allora: curati tutti, liberi tutti. Il cappottino può attendere.