Attualità venerdì 09 agosto 2024 ore 17:50
Donazioni di organi, toscani più generosi d'Italia
A livello nazionale la Toscana è la regione col maggior numero di donatori rispetto alla popolazione e sul podio per tasso di donatori utilizzati
TOSCANA — Toscani campioni di generosità nelle donazioni di organi e tessuti. La regione è infatti quella con più donatori in rapporto alla popolazione in Italia: più di 100 per milione di abitanti, rispetto ad una media italiana di 52. Ma è anche tra le prime tre per tasso di donatori utilizzati.
Il merito è innanzitutto della generosità e della sensibilità dei toscani, ma anche di un solido sistema organizzativo che poggia sui coordinamenti locali, sui reparti di terapia intensiva, i dipartimenti di emergenza urgenza e le strutture sanitarie che fanno parte delle cosiddette reti cliniche tempo dipendenti, dove il fattore tempo è una variabile determinante nella cura di eventi acuti.
I dati che pongono la Toscana sul podio nazionale sono stati pubblicati nel report annuale dal Centro nazionale trapianti e si riferiscono al 2023. Nelle donazioni a cuore fermo non controllato la Toscana raccoglie il maggior numero di segnalazioni in Italia: 45 delle 91 di tutto il Paese.
Bene anche il trapianto di rene da vivente, in incremento dopo la pandemia. Cresce la donazione dei tessuti: 56 in più, ogni milione di abitanti, rispetto al 2022. Sono aumentati, nei prelievi da donatore cadavere, i trapianti di polmone. Stabili quelli di cuore, fegato e rene, nonostante sia cresciuta l’età dei donatori. In questo un peso l’hanno avuto anche i progressi nelle tecniche di preservazione e ricondizionamento degli organi mantenuti in vita al di fuori dell’organismo, utilizzando macchine di perfusione mobili.
Non tutti gli organi e tessuti infatti vengono trapiantati nella regione dove vengono raccolti. A volte percorrono migliaia di chilometri. A liste di attesa regionali si affiancano liste di attesa nazionali per specifici programmi, per le urgenze e per i pazienti pediatrici ad esempio.
L’altra variabile sono le caratteristiche del donatore, come il gruppo sanguigno o la corporatura, che devono essere compatibili con quelle del ricevente. E poi c’è la distribuzione territoriale dei centri che eseguono i trapianti, non sempre presenti in tutte le regioni.
Nel 2023 in Italia oltre 1.400 organi sono stati trapiantati fuori dalla regione in cui c'è stata la donazione. In Toscana gli organi generati nella regione e che varcano i confini pesano per il 30%, un dato in linea con il panorama nazionale. Crescono in Toscana anche i donatori di cellule staminali emopoietiche iscritte nei registri, come pure l’attività di trapianto di altre cellule staminali.
Con l’azienda ospedaliero pisana e Careggi a Firenze la Toscana è tra le 7 regioni in Italia dove si si trovano i 10 centri autorizzati per il trapianto sperimentale del microbiota intestinale.
“La Toscana si riconferma terra di altruismo, una regione che sa riconoscere il valore della vita e che sta dalla parte della scienza - dichiara il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – e dove, grazie anche all’organizzazione delle strutture, di anno in anno riusciamo a migliorare nei risultati fino ad oggi raggiunti”.
“Questi numeri – commenta l’assessore regionale al diritto alla salute, Simone Bezzini – sono la conferma di quanto sia diffusa la cultura della donazione tra le donne e gli uomini che vivono in Toscana”.
“Siamo stati una delle prime regioni a dotarsi di un modello in rete – continua l'assessore –, passaggio determinante che ha consolidato l’attività trapiantologica nella nostra regione. L’omogenizzazione dei percorsi di assistenza e il lavoro sinergico tra i centri di alta specializzazione chirurgica presenti nelle aziende ospedaliero universitarie, le strutture specialistiche e le rispettive specialità d'organo presenti all'interno degli ospedali hanno permesso di raggiungere risultati significativi, interventi eccezionali ai quali hanno lavorato decine di professionisti che hanno riacceso la speranza di vita a persone che, senza un trapianto, non sarebbero sopravvissute”.
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