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Attualità mercoledì 02 ottobre 2024 ore 10:10

Codice rosa, protezione per 2.302 vittime di abusi in un anno

insegna codice rosa

La rete toscana di accesso protetto in pronto soccorso per adulti e minori che hanno subito violenze dal 2012 ha offerto aiuto a 30.119 persone



TOSCANA — Sono 2.302 le persone prese in carico nel 2023 grazie al Codice rosa, un’esperienza pilota tenuta a battesimo in Toscana nel 2009 a Grosseto, poi successivamente estesa a tutta la regione e che dal 2012 ha offerto protezione a 30.119 persone, tra adulti e minori, vittime di violenze e abusi o di discriminazione. I dati sono stati presentati ieri a Firenze in occasione della consueta convention regionale, la quinta, organizzata da Formas e che chiama a confronto sul tema professioniste e professionisti delle aziende sanitarie ed ospedaliere della Toscana. 

Delle 2.302 persone accolte nel 2023 dalla rete del Codice rosa, 1.902 sono adulti e tra questi l’81,5% donne (1.551). Per tre quarti hanno tra 18 e 49 anni e non c’è una classe di età prevalente. I minori presi in carico sono stati 400: più della metà (il 58,8%) hanno tra 12 e 17 anni e i più numerosi (32,3%) sono quelli tra 15 e 17 anni.

Nel 2022 erano stati 2.138 gli accessi, di cui 358 i minori, e 1.918 (con 272 minori) nel 2021. Il picco maggiore si è toccato nel 2016 con 3.426 casi: 3.268 nel 2014, 3.142 nel 2017, 2.998 nel 2013, 2.799 nel 2018.

L’obiettivo dell’attività degli ultimi anni è stato quello di uniformare e condividere le procedure e promuovere e far conoscere il servizio. Importante è stata la formazione del personale, ma anche la collaborazione tra istituzioni diverse, a partire dal tavolo permanente con la procura generale per le linee guida giuridiche e forensi.

“Questa rete costituisce un’assoluta eccellenza riconosciuta come modello a livello nazionale”, ha sottolineato il presidente della Toscana Eugenio Giani ringraziando Vittoria Doretti, responsabile del programma. Del Codice rosa toscano si è interessato del.resto anche il parlamento. L’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di migliorare ulteriormente la presa in carico delle vittime nelle 72 ore immediatamente successive agli episodi di violenza: i primi giorni sono infatti i più delicati.

Sin dall’inizio il Codice Rosa ha definito l’accesso al pronto soccorso e in ospedale, le attenzioni da avere nella conservazione delle prove ma anche le cautele e il giusto approccio per allievare le sofferenze, psicologiche, alle persone vittime di violenza e crimini d’odio. Temi che sono stati al centro dei percorsi di formazione rivolti al personale sanitario e sociosanitario.

Di alleanza tra donne e dell’importanza di costruire una cultura del rispetto per contrastare la violenza parla la capo di gabinetto del presidente della Regione, Cristina Manetti, ideatrice della Toscana delle donne, evento giunto quest’anno alla terza edizione.

Negli ultimi anni la rete del Codice rosa ha dedicato una specifica attenzione a chi è stato oggetto di un crimine d’odio: per il colore magari della pelle, il credo religioso o qualsiasi altro stereotipo o pregiudizio. L’obiettivo è una presa in carico totale, prima e dopo l’ospedale.

“Si tratta di un progetto concreto, ancorato ai valori della nostra Costituzione”, ha affermato l’assessore al diritto alla salute della Toscana, Simone Bezzini. “La rete regionale Codice Rosa tiene insieme l’assistenza sanitaria pubblica con i diritti – spiega -. Non è un semplice percorso nei pronto soccorso, ma un vero e proprio processo culturale che parte dal sistema sanitario e che ha contribuito a far emergere fenomeni che spesso rimangono sommersi, offrendo cura e protezione a chi ne è vittima”. 

“L’esperienza nei prossimi mesi si arricchirà con servizi specifici per i crimini d’odio – ha concluso - affinché il sistema sanitario toscano sia sempre più uno spazio sicuro, dove le vittime possano trovare risposte sempre più sensibili e attente”.


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