Attualità giovedì 07 aprile 2022 ore 15:10
Pandemia e diffidenza sociale, il terzo settore è la cura
Il 90,5% degli intervistati rileva un aumento della diffidenza fra le persone ma il 75,8% pensa che il volontariato possa ricucire il tessuto sociale
TOSCANA — Terza edizione dell'indagine del Cesvot, il Centro per i servizi al volontariato della Toscana, sullo stato di salute della società toscana soprattutto alla luce dell'impatto della pandemia sulle categorie più deboli della popolazione, come minori, anziani, disabili.
L’indagine, intitolata Opinione pubblica e volontariato in Toscana, è stata realizzata da Sociometrica e restituisce un quadro sociale complicato, deformato da processi di crescita della solitudine e della frammentazione sociale. Si conferma il valore e l’autorevolezza riconosciute al volontariato dai cittadini toscani.
La notorietà del volontariato, seppur lievemente ridotta rispetto ai due anni
precedenti, resta molto alta: il 93,7% della popolazione lo conosce o ne ha
un’idea generale. Rispetto all’anno scorso aumenta il numero di persone
che dichiara di aver fatto volontariato e passa dal 16% del 2021 al
29,3% del 2022 ma diminuiscono coloro che si dichiarano disponibili
a fare volontariato.
L'aumento della diffidenza e la relazione con gli altri
Il
90,5% dei toscani pensa che sia aumentata la diffidenza fra le persone.
Lo dicono più le donne che gli uomini (57,7% contro 32,5%), più coloro
che hanno una laurea che coloro che hanno licenza elementare. Solo il 9%
delle persone ritiene che la solidarietà sia cresciuta, il 60,2% è
convinto del contrario. Il 75,8% della popolazione ritiene che ci sia
minore attenzione verso gli altri e, ancora una volta, lo dicono più le
donne che gli uomini (34,5% contro il 23%). A credere nella solidarietà
sono più le persone anziane e le persone con più basso livello di
istruzione. La mentalità collettiva dei toscani sembra essere cambiata
anche in relazione alla diminuzione della tolleranza rispetto alle
opinioni non condivise: l’87,4% crede che si sia ridotta.
L’impatto della pandemia sulle categorie più deboli
La caduta verticale
delle relazioni sociali ha generato una percezione diffusa di distacco
dagli altri aumentando la quota di popolazione che dichiara maggior
nervosismo e maggiori livelli di stress (il 46,7%). Le donne e i ragazzi
sotto i 24 anni sono fra coloro che sembrano essere stati più colpiti
dal “distanziamento sociale” imposto dalla pandemia. Ma cosa è accaduto
nelle fasce più deboli della popolazione? Il 58,2% dei genitori sostiene
che i loro figli minori siano stati colpiti pesantemente dal punto di
vista psicologico; un altro 35,6% sostiene comunque che l’impatto della
pandemia sui bambini ci sia stato, anche se non pesante. Si tratta
dunque del 93,8% dei genitori che denunciano conseguenze psicologiche
sui loro figli.
L’altra categoria sociale sulla quale l’impatto degli ultimi due
anni è stato molto significativo è quella degli over 70. Il 93,8% degli
intervistati si dichiara colpito con varia intensità; la metà di loro ha
rinunciato anche a prestazioni sanitarie di qualche tipo.
Veniamo poi alle persone con disabilità e alle loro famiglie: il
65,8% delle famiglie denuncia problemi importanti. A queste va aggiunto
il 26,4% che dichiara disagi anche se relativi. Il quadro che ne emerge è
grave: tutte e tre le categorie di soggetti deboli individuate
dall’indagine hanno sofferto e soffrono di disagi molto importanti.
La nuova solitudine
Nel 2021 il 36,9% della popolazione della
Toscana avvertiva una crescita generalizzata della solitudine,
quest’anno siamo arrivati al 64,1%, una crescita di quasi il doppio in
un anno. La maggiore denuncia della solitudine avviene fra le donne
(70,5%).
L’incrinatura dell’impegno personale
La disponibilità, anche
occasionale, a fare volontariato cala dall’ 82,6% del 2020 al 72,9% del
2022. Da notare che diminuiscono coloro che lo farebbero certamente dal
32% del 2021 al 26,8% del 2022; che aumenta il numero di chi si dichiara
disponibile a fare volontariato soltanto occasionalmente, dal 42,7% del
2021 al 46,1% del 2022; che aumentano coloro che dichiarano che non
farebbero mai volontariato, dal 6,9% del 2021 al 12% del 2022. La
provincia dove è maggiore la propensione a fare volontariato è Firenze,
lo farebbe certamente il 35,9% della popolazione.
Apprezzamento del volontariato
Nonostante le difficoltà dei due anni di pandemia e di fronte ad uno sgretolamento della solidarietà il giudizio della popolazione toscana sul volontariato e sulla sua funzione è in crescita: il 76,3% della popolazione ritiene che il volontariato sia fondamentale (era il 73,8% nel 2021). Anche l’ammirazione nei confronti dei volontari passa dal 79,9 del 2021 all’ 83,2% di oggi.
“Questo sondaggio ci rappresenta anche la sofferenza della popolazione più fragile: minori, anziani e persone con disabilità - ha commentato Luigi Paccosi, presidente di Cesvot - Come abbiamo visto non sono dati confortanti e mettono in evidenza difficoltà oggettive, personali e collettive. Il volontariato può considerarsi un antidoto a questa tendenza disgregatrice: esso è per sua natura una costruzione continua di relazioni e di soluzioni; il volontariato scorge i bisogni, nelle persone, nelle famiglie, nella comunità. E organizza risposte capillari, vicine alla gente. Il volontariato è resiliente, non si scoraggia, ed è un antidoto potente contro l’egoismo, la paura, la diffidenza, la solitudine e l’intolleranza. Cesvot è vicino alle associazioni e le sostiene con cura e professionalità. Il mio appello è quello di non ignorare i segnali di malessere della nostra comunità e recuperare il senso della socialità che è stato perso anche attraverso una sempre più stretta collaborazione fra enti pubblici e del privato sociale che possa conservare e sostenere un terzo settore sano e vitale”.
“La pandemia ha agito come una tossina morale, oltre che fisica, perché ha allontanato le persone le une dalle altre - ha sottolineato Antonio Preiti, direttore di Sociometrica - ha ridotto le relazioni umane e ha creato un’ombra di pericolo verso ogni persona che ha agito anche su un piano subliminale. Per fortuna il volontariato si presenta come strumento per cambiare segno e riportare la socialità al centro della vita delle persone.”
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