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Attualità sabato 13 gennaio 2024 ore 18:40
Allarme piante aliene, in Toscana sono più del previsto
Uno studio di ricercatori dell'ateneo pisano rivela che la vegetazione non autoctona prolifera oltre le attese. Cosa accade nel resto d'Italia
TOSCANA — Le specie vegetali aliene proliferano in Toscana più di quanto si potesse prevedere, mentre per contro la flora autoctona arretra sia pur lievemente rispetto alle attese: il dato sull'invasione aliena che preoccupa gli studiosi arriva da una ricerca dell'ateneo pisano che mappa la situazione sulla ricchezza della flora e sul bilancio fra specie autoctone e non rispetto alle previsioni nelle varie regioni d'Italia.
La Toscana è proprio fra quelle in cui la bilancia pende a favore della flora aliena, insieme a Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Lo studio dei ricercatori toscani è stato sulla rivista Plants: "Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna mostrano problemi di conservazione potenzialmente gravi a causa alle invasioni biologiche", spiega Lorenzo Peruzzi, coordinatore dello studio in qualità di professore del Dipartimento di Biologia dell’università di Pisa e direttore dell'Orto e Museo Botanico dell'Ateneo. Qui infatti le specie native sono risultate meno presenti dell'atteso, mentre quelle aliene si sono invece dimostrate in maggior quantità del previsto.
"In particolare - sottolinea - la Toscana mostra livelli di ricchezza floristica solo lievemente inferiore all’atteso. Ciò significa, semplificando, che in questa regione vi sono più o meno tante specie native quante era lecito attendersi sulla base dell’ampiezza del suo territorio, ma anche purtroppo molte più aliene dell’atteso”.
Aliene e non, così il bilancio nelle regioni d'Italia
Liguria, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora in Italia, anche se tanta ricchezza comprende presenze record di specie aliene: "In ambito ecologico è noto che, all'aumentare dell'area disponibile, aumenta anche il numero di specie", spiega Peruzzi.
"Pertanto, quando si parla di ricchezza floristica, non basta riferirsi al numero di specie presenti - specifica - ma bisogna anche tenere conto dell'ampiezza del territorio. Il fenomeno, modellizzabile con funzioni matematiche, è noto col nome di Relazione Specie-Area (acronimo Sar, Species-Area Relationship in inglese) ed è sullo studio di questa relazione nella flora italiana che si è basata la nostra ricerca”.
Dai risultati emerge che le regioni più ricche di flora sono Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Valle d’Aosta, mentre Sardegna, Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna e Calabria sono le più povere. Considerando solo le specie autoctone, la classifica varia leggermente: il Trentino-Alto Adige esce dai primi posti e terzo sul podio arriva l’Abruzzo, mentre resta tutto invariato in coda.
Per quanto riguarda infine le specie aliene, le regioni più ricche sono Liguria, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, mentre Basilicata, Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Puglia sono le più povere.
“Abruzzo, Valle d'Aosta e Molise sono regioni di particolare interesse naturalistico poiché mostrano una ricchezza floristica autoctona superiore all'atteso e una aliena inferiore", considera ancora Peruzzi.
Lo studio, il metodo e i protagonisti
"Abbiamo costruito un dataset di 266 flore di varie estensioni, da minuscoli isolotti come Stramanari in Sardegna ai circa 302mila chilometri quadrati dell’intero territorio nazionale, e poi applicato la Relazione Specie-Area per l'intera flora vascolare italiana, per le sole specie native e per le sole specie aliene", aggiunge Marco D'Antraccoli, curatore dell'Orto Botanico dell’università di Pisa.
"In questo modo siamo riusciti a valutare, per ogni flora, se il numero di specie censito fosse al di sopra o al di sotto dei valori attesi per l’area del territorio in esame", dettaglia.
"L'utilità di questo studio va oltre il poter confrontare in modo oggettivo la ricchezza floristica delle varie regioni italiane, ricavandone una sorta di classifica", conclude Peruzzi.
"Infatti, per la prima volta abbiamo ricavato delle costanti specificatamente calibrate per il territorio italiano che consentiranno d'ora in poi agli studiosi di calcolare agevolmente il numero di specie di piante vascolari attese per una data area", tira le somme.
Oltre a Lorenzo Peruzzi e Marco D'Antraccoli, hanno collaborato alla ricerca Francesco Roma-Marzio, curatore dell’Erbario del Museo Botanico dell’università di Pisa, Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell'università di Camerino, e Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.
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