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Il capitale della fragilità

di - domenica 17 ottobre 2021 ore 07:30

Capitali da investire, custodire ed aumentare ma senza andare oltre i numeri e le quantità, codici etici da scrivere ma senza ricordare cosa sia davvero l’etica, ore di lavoro da accumulare e far passare in fretta senza assaporare la bellezza e la libertà di poter avere un ruolo fondamentale per se stessi e per gli altri: aziende in marcia, in crisi, immerse nella corrente del nostro tempo alla deriva di un mondo che ha bisogno di ritrovare le sue fondamenta, ogni giorno in maniera maggiore. Apriamo dunque i nostri occhi!

Azienda è un termine che ha un profondo significato: tratto dal termine latino facienda, ovvero le cose da fare, esso assume il senso di “ ordine degli istituti”, organizzazioni di qualsiasi genere e settore, quindi possiamo parlare di azienda come un ordine all’interno di imprese che posso essere sia dello stato, a livello economico e politico, che di associazioni ed organizzazioni, ma anche famiglie. Azienda è un ordine a livello sociale, politico, etico di cui ogni realtà ha bisogno. L’azienda è l’ordine di una realtà disordinata che cerca continuamente senso, quindi direzione, e radice. Cosa dovrebbero essere o divenire quindi le aziende e come?

Esse dovrebbero divenire “aziende umane”, ovvero ordini radicali d’umanità di carne ed ossa che, persa nel disordine, tramite esse, come un faro, ritrova ordine e quindi la propria direzione d’esistenza. 

L’azienda dovrebbe fornire e rinnovare la dignità di ogni singolo membro di questa umanità disordinata e ricordargli che solo in questo caos di radici e senso si può generare una scintilla di un futuro fuoco di vita rinnovata. Ma come è possibile nella pratica tutto ciò? 

Oltrepassando la nostra mentalità e così reinventarla: il mondo del lavoro e delle aziende deve ricordarsi che non può esistere senza l’umanità di sguardi che lo compone, deve ricordare di superare le logiche del dominio e del possesso e apprendere l’unica legge che regge l’intero mondo, quella della potenza della fragilità. 

La filosofia può aprire nelle aziende il capitale della fragilità, ovvero la potenza e grandezza delle pieghe d’esistenza che formano i tanti esseri umani che compongono i singoli luoghi di lavoro, colorandoli con il loro impegno, le loro crisi, le loro identità, i loro sogni e i loro sacrifici. 

Un’azienda può dirsi davvero umana se è in grado di oltrepassare le logiche normali ed iniziare a gestire e custodire il capitale della fragilità, quella immensa ricchezza umana che ha dentro e che non ha nessun prezzo, perché non è merce di scambio o di interesse, ma trampolino di lancio per il cambiamento e il ritorno alla radice dell’esistenza personale e quindi comunitaria e lavorativa.

La filosofia dunque serve al mondo del lavoro, economico e politico per ridimensionarsi, nel senso però di farsi piccolo e fragile, per guadagnare quindi il capitale della fragilità, per scoprirsi dotato di una potenza straordinaria che denaro e numeri non potranno mai dare. La forza della fragilità è nella capacità di ritrovare la propria direzione immergendosi nello sguardo altrui, navigando insieme verso una nuova mentalità, verso un nuovo modo di fare e quindi di essere.


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