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Attualità martedì 14 settembre 2021 ore 17:19

Il futuro di Sollicciano "Riguarda tutta la città"

I firmatari di un manifesto hanno chiesto un dibattito sulla riqualificazione urbanistica e sociale del carcere, primo passo di una mobilitazione



FIRENZE — Interventi edilizi per risanare il degrado strutturale, ma dietro le sbarre c'è di più, ne sono convinti i sottoscrittori di un manifesto che propone un dibattito pubblico sul penitenziario fiorentino di Sollicciano.

Un gruppo di cittadini, a titolo personale, ha proposto di aprire un dibattito sul carcere di Sollicciano e sul suo rapporto con la città, per definire progetti di risanamento dell’istituto e sulla inclusione sociale e superamento dei canoni tradizionali dell’esecuzione di pena. Tra i firmatari ci sono il disegnatore Sergio Staino e lo storico dell'arte Tomaso Montanari, la segretaria del Sunia Toscana Laura Grandi e Massimo Lensi e Grazia Galli di Progetto Firenze. 

Il documento è stato presentato come il primo passo di una mobilitazione intorno all’istituto di pena della città e sarà pubblicato per raccogliere altre adesioni e contributi di riflessione sul sito dell’Associazione Progetto Firenze. 

Nel documento si legge "Il carcere di Firenze è nato male e vive peggio. Com’è costume di ogni fallimento, s’ipotizza continuamente di costruire un nuovo istituto di detenzione. In verità, c’è anche chi propone di demolirne solo alcuni bracci e costruirne di nuovi, magari per poi alzarne altri in spazi limitrofi alle pericolanti mura. Un progetto in realtà non c’è, però se ne parla come fosse qualcosa di inevitabile".

"I tre pilastri dell’emergenza carceraria - sono elencati nel documento -  edilizia penitenziaria, incentivo alle misure alternative, incremento del personale di polizia".

Ed ancora "Il sovraffollamento carcerario è un’emergenza che non avrebbe ragione di esistere se fossero applicate le leggi in vigore nel nostro ordinamento per l’esecuzione esterna di pena. Non serve costruire un nuovo carcere a Firenze, e non servono neanche nuovi padiglioni. Occorre solo guardare in faccia la realtà, e lavorare per costruire un rapporto diverso con la stessa città di Firenze. La parola “chiave” è decarcerazione, che significa superare il carcere e la stessa concezione di criminalità"

Il manifestio conclude "Oggi tira una brutta aria a Sollicciano, un’aria che puzza di calcestruzzo. Anche in città, però, si respira una brutta aria. Firenze si è trasformata in una sorta di recinto per il consumo diffuso, dove chi non si adegua viene spinto ai margini. Le trasformazioni corrono veloci. Noi nutriamo la ragionevole illusione che dalla ristrutturazione del carcere di Sollicciano (e non dalla costruzione di un nuovo carcere) possa partire una stagione di rinnovamento dei diritti individuali e sociali per impedire che la sorveglianza carceraria, grazie a nuove tecnologie politiche, si dilati all’intero corpo della società e per dare senso compiuto all’articolo 27 della Costituzione italiana".


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