Luogo della presentazione “Itaca”, il salotto degli scrittori aperto in via di San Domenico da poco meno di un anno e conduttore il padrone di casa, il giornalista e scrittore Paolo Ciampi.
L'autrice del libro "Il Baule" di Federica Ottombrino, napoletana, coinvolge già i presenti con la spontaneità, la sua gestualità tipica partenopea e poi incanta con la sua voce, il suo dialetto napoletano e con la sua chitarra già interessante dall’accordatura, “un mistero” come qualcuno esclama e che vibra un perfetto suono di mi, la , re, sol, si, mi.
La storia inizia da un baule trovato e cinquant'anni di lettere, foto e diari che danno vita al romanzo, storia di una discendenza tutta al femminile di donne legate alla dimora. Storia di un posto incantato a 30 chilometri da Napoli sulla strada che porta al faro. Si tratta di Capo Miseno, punta del Golfo di Napoli opposta a quella di Sorrento, la punta quella a nord e più precisamente come dice l'autrice, la punta che va e guarda verso il mare, dove tu “sei sul mare” e galleggi, hai il Vesuvio e vedi Procida e Ischia e se sei fortunato talvolta anche Ventotene.
Storia che inizia negli anni ‘30 con l'acquisto di questa antica proprietà di Capo Miseno da parte di Maria, madre di Bianca. E chi è Bianca, chi è Maria ce lo spiega l'autrice dedicando per ciascuno dei personaggi un pezzo alla chitarra. E poi c'è Stefano e poi c'è Rosa e poi altri.
E qua ad “Itaca” c’è il piccolo baule di Federica Ottombrino, a terra davanti alla sua chitarra con all’interno diverse copie del libro e il suo cd. Un cd con i pezzi scritti da lei e dedicati ai personaggi del libro con il quale è strettamente legato ma che “vive di vita propria anche da solo senza libro”.
E poi considerazioni sul cd, sulla questione che affligge chi ne ha decine se non centinaia in casa ed è abituato da sempre ad ascoltarli, custodirli gelosamente mentre il mondo corre, la vecchia tecnologia si abbandona e le nuove generazioni non li comprano più e ascoltano tutta la musica online dando inizio all’estinzione di questo supporto di memoria.
Considerazioni sul fatto che non si scrive più, non si scrive una lettera, le foto non si stampano e di conseguenza niente rimarrà alle generazioni successive. Tutto ciò che d’altronde ha dato vita a questo romanzo che è frutto di lettere e che si conclude proprio con una lettera dell’autrice destinata al lettore. “Scrivi lettere, consegnale o anche no ma dedica le tue parole, i tuoi pensieri”. Il lasciar traccia.
Considerazioni del conduttore: “Tutti avremo bisogno del nostro baule da aprire”
Domanda all’autrice: ”Cosa è per te casa”
“Casa è ‘come stai.’ Per questo associamo a delle case le cose belle. Dunque quella casa diviene bellissima ma in realtà sono le cose e la vita che racchiude quel posto a renderla bella. Non dovremo cercare in noi la casa ma bensì le nostre case. Miseno nei campi Flegrei per me è una delle case.”
Insomma, tanti i temi toccati e tanto il sentimento e la passione che raggiungono il culmine ascoltando la splendida canzone dedicata alla mamma in napoletano e suonata a chitarra da Federica. Quando l'argomento è la mamma anche un fiorentino comprende le parole in dialetto stretto napoletano.