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Chiusure storiche, ristoratori sul piede di guerra

L'annunciata chiusura delle attività storiche ha messo in allarme i ristoratori toscani che chiedono aiuti economici per non affogare nei debiti

La notizia dell'imminente chiusura del Gran Caffè San Marco, a Firenze, annunciata nelle ultime ore dall'amministratore del locale ha messo in allerta il comparto della ristorazione fiorentina e toscana. La storica attività di piazza San Marco ha già messo in cassa integrazione i 30 dipendenti che perderanno definitivamente il lavoro con la chiusura annunciata per il 30 Settembre.

Pasquale Naccari, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana, che rappresenta mille imprenditori a Firenze e 15mila in Toscana, ha commenatto “Leggere della chiusura del Caffè San Marco, un locale storico, fa male. Purtroppo non sarà l'unico, centinaia di imprenditori si stanno preparando a chiudere. E quello che fa più male è il disinteresse delle istituzioni. Solo il 13% delle persone che hanno richiesto un prestito sopra i 25mila euro è stato accontentato. Agli imprenditori in questo momento manca il credito e sul fronte dei canoni di locazione siamo rimasti al palo. Tra l'altro non è stato previsto nessun tipo di indennizzo nel caso in cui un locale venisse chiuso per coronavirus. E a oggi stanno ancora arrivando le casse integrazioni relative al mese di maggio. La situazione è drammatica e noi siamo abbandonati a noi stessi, al destino. È una roulette russa rimanere aperti”.

"I fallimenti di queste ore, come quello del Caffè San Marco, sono la prova di una situazione drammatica. L'unica soluzione per evitare una chiusura in massa delle attività, è chiedere al Governo la creazione a Firenze di una Zona Economica Speciale, che consente agevolazioni fiscali e semplificazioni degli adempimenti, sia per le nuove imprese che per quelle già esistenti. Un numero sempre crescente di attività rischia di fallire nel breve-medio periodo" questa la richiesta del vicepresidente uscente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella.