Cultura

L'amata sfregiata da Bernini contro la violenza

Pazzo di gelosia, lo scultore ordinò di deturpare il volto dell'amata. Ora il suo busto è al centro della mostra contro i crimini sulle donne

Il busto di Costanza Piccolomini Bonarelli

Era geloso e in un impeto d'ira ordinò a un servo che la sfregiasse in volto. Lui era Gian Lorenzo Bernini, lei Costanza Piccolomini Bonarelli. E adesso, fino al 19 Dicembre, il busto di Costanza arriva alla Galleria degli Uffizi in prestito dal Museo nazionale del Bargello per una mostra che vuol affermare il no alla violenza sulle donne.

Il capolavoro, restaurato con un finanziamento delle Gallerie degli Uffizi, ritrova oggi rinnovata attualità. Nella mostra, poi, l'arte del Bernini dialoga con le fotografie di Ilaria Sagaria che narrano per immagini il dolore e la solitudine delle persone colpite da sostanze corrosive in un allestimento curato da Chiara Toti. Il titolo è Sfregio. Il dolore non è un privilegio. 

L'esposizione è organizzata simbolicamente nel mese in cui ricorre la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il giorno 25, e mette in risonanza passato e contemporaneo. Per omaggiare Costanza Piccolomini Bonarelli, Bernini aveva scolpito in marmo il busto dell'amata intorno al 1638. Poi però scoprì la relazione di lei col fratello Luigi Bernini. Così ordinò di sfregiarla e il volto di Costanza ne rimase deturpato. Bernini fu graziato e non subì conseguenze. Costanza venne reclusa in un monastero 4 mesi.