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Attualità giovedì 26 gennaio 2023 ore 12:43

Emergenza casa, dal caro vita al disastro sociale

Foto Confabitare

Sunia e Cgil hanno analizzato i numeri del fenomeno abitativo in Toscana a partire dal capoluogo che negli ultimi mesi ha visto aumentare gli sfratti



FIRENZE — Una alleanza tra Sunia, Regione, Comuni, aziende ed inquilini per combattere l’emergenza casa in Toscana su cui "si rischia un disastro sociale" è la proposta che Cgil e Sunia Toscana hanno lanciato stamani al convegno “Edilizia pubblica: la casa per l’emancipazione sociale” organizzato a Firenze dai due sindacati. 

Il capoluogo toscano ha registrato un aumento crescente degli sfratti per morosità nelle ultime settimane mentre le istituzioni hanno messo mano per la prima volta ad un piano di auto-recupero del patrimonio immobiliare pubblico disponibile sulla pianta ma inutilizzabile e non assegnabile a causa di strutture ed impianti degradati e non più a norma.

Hanno partecipato alcuni inquilini delle case popolari fiorentine e sono intervenuti Simone Porzio, responsabile Dipartimento Politiche Abitative Cgil Toscana; Benedetta Albanese, Assessora alle Politiche Abitative Comune di Firenze; Maurizio Brotini, segretario Cgil Toscana; Simone Faggi, Assessore alle politiche Abitative e Vicesindaco Comune di Prato; Laura Grandi, segretaria Generale Sunia Toscana; Emiliano Guarnieri, segretario Nazionale Sunia; Sonia Luca, Assessora Casa, Welfare, Comune di Pontedera; Nicola Perini, presidente Cispel Confservizi Toscana; Serena Spinelli, Assessora alle Politiche Abitative Regione Toscana; Luca Talluri, presidente Casa spa; Enrico Sostegni, presidente III Commissione del Consiglio Regionale Toscana.

“L’edilizia pubblica è un pilastro dello stato sociale, fondamentale per il sostegno e l’emancipazione delle famiglie di lavoratori e lavoratrici che hanno difficoltà a sostenere i costi del mercato dell’abita. Allo stato attuale, questa consapevolezza non sembra in alcun modo rientrare tra le priorità della politica nazionale. Ebbene noi, oggi, siamo a chiedere alla Regione Toscana ai suoi Comuni un salto di qualità e più attenzione al tema rispetto allo stato attuale, sia sulle risorse - occorre su questo incalzare Parlamento e Governo - e sia avviando un percorso di riforma normativa della gestione del patrimonio abitativo dell’Erp toscana che, soprattutto in questi ultimi anni, sta manifestando molti limiti riguardo l’efficacia dell’azione programmatoria degli 11 ambiti Lode e dell’azione gestionale delle sue 11 aziende. Le politiche abitative tornino al centro dell’azione politica”. “Tanto più che - hanno aggiunto Cgil con il segretario regionale Maurizio Brotini e il Responsabile del Dipartimento Politiche Abitative Simone Porzio e Sunia Toscana ocn la segretaria generale Laura Grandi - per il 2023, dopo i tagli del Governo, non ci sarà il trasferimento di 25 milioni di euro di risorse per il fondo di sostegno all’affitto sul mercato privato e morosità incolpevole, sul quale confidavano circa 24mila famiglie toscane. Una cosa grave e inaccettabile”.

In Toscana, all’inizio del 2023 ci sono 180mila famiglie in disagio abitativo

"Un numero in crescita costante, che contribuisce a creare disorientamento, paura, sfiducia, rabbia sociale. La casa diventa il fattore prioritario di disgregazione e acceleratore di povertà. Se nel 2022 gli sfratti pendenti erano stati circa 5mila, per il 2023 Cgil e Sunia stimano una crescita di almeno il 30%, tra crisi economica, energetica, salariale e il taglio dei contributi affitto".

Sfratti in Toscana

"Nel 2021 sono state emesse ulteriori 3200 richieste di convalida, mentre sono state 2.864 le richieste di esecuzione (in leggera crescita rispetto al 2020); i provvedimenti arrivano quasi a eguagliare quelli pre-pandemia giungendo a 3.148, e le esecuzioni si impennano, sono 948 ovvero +130% rispetto al 2020. Ma soprattutto è l’intensità a risultare il dato più inquietante: in Toscana sono uno ogni 1752 famiglie, dato maggiore rispetto a quello nazionale. Firenze nel 2021 è la prima città in toscana per numeri di sfratti, con 1035 nuove convalide di sfratto (95% per morosità) ed un aumento di percentuale del 155,56% rispetto al 2020, 832 richieste di esecuzione con forza pubblica. Pisa e provincia sono al secondo posto, con 304 nuove convalide di sfratto, 655 richieste di esecuzione (+604,30% rispetto all’anno precedente). Al terzo posto Livorno con 337 convalide di sfratto e 143 richieste di esecuzione, che corrispondono al 1644,81% in più rispetto l’anno precedente. Seguono Pistoia con 304 nuove convalide e 200 richieste di esecuzione (il 200% in più rispetto al 2020), Lucca con 256 nuove convalide e 211 richieste di esecuzione (+148% rispetto all’anno precedente), Prato con 254 nuove convalide e 315 richieste di esecuzione (+3,6%% rispetto all’anno precedente), Arezzo con 200 nuove convalide e 180 richieste di esecuzione (+47,54% rispetto all’anno precedente), Siena con 175 nuove convalide e 136 richieste di esecuzione (+41,13 in più rispetto al 2020), Grosseto con 118 nuove convalide e 120 richieste di esecuzione (18,81% rispetto all’anno precedente), Massa Carrara con 156 nuove convalide e 73 richieste di esecuzione (+46% rispetto all’anno precedente)".

Edilizia pubblica

"Gli ultimi dati sulle domande Erp dicono che in Toscana ci sono state 19.094 domande per avere una casa popolare (oltre 16mila ammesse alle graduatorie comunali). Il tasso di assegnazione effettiva per un alloggio Erp è del 4,8%, “numero indegno” secondo Cgil e Sunia (in pratica, possono servire 20 anni per avere una casa popolare, e non mancano i casi di gente che la chiede e non la ottiene mai). Così sono distribuite le domande: Arezzo 1.104 (96 assegnazioni); Empolese-Valdelsa 790 (46 assegnazioni); Firenze 3.418 (216 assegnazioni); Grosseto 985 (84 assegnazioni); Livorno 1.795 (156 assegnazioni); Lucca 1.647 (94 assegnazioni); Massa-Carrara 784 (45 assegnazioni); Pisa 2.209 (108 assegnazioni); Pistoia 636 (61 assegnazioni); Prato 1.854 (2 assegnazioni); Siena 926 (101 assegnazioni).

I mutui per l’acquisto di una prima casa hanno una durata media di 25 anni con rata medi di 625 euro (meno o come l’importo di un affitto). Da decenni ormai il patrimonio di edilizia pubblica toscano non riesce a superare le 50mila unità, ora si è su 49.894, e le nuove abitazioni in costruzione in tutta la Regione sono 293. Le case popolari restituite alla comunità dagli inquilini e attualmente sfitte perché in attesa di ristrutturazione (gran parte) ed assegnazione nel 2015 erano 1.815, adesso sono 4.051. La legge nazionale 80 del 2014 che prevedeva risorse per la loro ristrutturazione, dal 2020 non è stata più rifinanziata. 

“La Regione Toscana, grazie anche alla nostra pressante attenzione sulla questione, aveva stanziato, per gli anni 20-21-22, complessivi 32,4 milioni di euro per lo stesso scopo, ma in questi anni gli alloggi sfitti invece che diminuire grazie alle assegnazioni sono aumentati - hanno detto Cgil e Sunia Toscana - Fortunatamente, ci sono i fondi PNRR destinati alla Toscana che ammonteranno fino al 2026 a 93 milioni di euro per la parte infrastrutturale, ma solo per la riqualificazione e recupero energetico e sismico del patrimonio esistente, oltre ai fondi per il superbonus per lo più inattivati nel settore dell’Erp, per svariati motivi, e ad altre risorse del PNRR che vedono la casa anche come luogo di cura, di socialità".

Reazioni

"Interessanti spunti - commenta Confabitare Pistoia - sulla riqualificazione dei piccoli comuni, sulla rivisitazione dell' housing sociale, sull'utilità della Legge 2 art. 35 del 2019. Sicuramente il proprietario e il conduttore sono due facce della stessa medaglia, una migliore gestione degli immobili Erp, sia dal punto di vista infrastrutturale che sociale, può ridurre le distanze culturali e i preconcetti sugli utenti delle case pubbliche. Occorre, oltre che ad una rivisitazione del sistema legislativo per la gestione delle case pubbliche, una campagna culturale a tutela del mantenimento di questi beni, a partire dalla proprietà effettiva, dai suoi gestori e infine, ma non per grado di importanza, dagli utilizzatori/ assegnatari di detti immobili; questo a nostro avviso, fa parte dell'emancipazione sociale".


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