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Cronaca mercoledì 09 giugno 2021 ore 13:04

Caporalato, turni di 14 ore per pochi euro

Lavoratori cinesi, bengalesi e pakistani, trasportati sul luogo di lavoro e tenuti a lavorare 14 ore al giorno con una retribuzione di 3 euro l’ora



FIRENZE — Bancarotta fraudolenta, frode fiscale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e sfruttamento illecito dei lavoratori nell'ambito delle lavorazioni conto terzi di capi in pelle sono i reati emersi nell'operazione "Panamera", messa a segno dalla guardia di finanza di Firenze.

I finanzieri hanno arrestato una coppia di cittadini cinesi ed hanno disposto il divieto di dimora nel Comune di Campi Bisenzio e di espatrio per due familiari degli arrestati, oltre al sequestro preventivo di 522.883 euro. 

Una società di capitali e due ditte individuali sono state dichiarate fallite dal Tribunale e oltre all’accusa di caporalato è emersa anche un’attività di raccolta e smaltimento illecito di rifiuti speciali. 

L'operazione ha condotto i militari ad alcuni capannoni nel Comune di Campi Bisenzio dove gli imprenditori di origini cinesi, appartenenti allo stesso ambito familiare e operanti nel settore della lavorazione del pellame e della produzione di borse, sfruttavano manodopera straniera.

Le attività investigative hanno consentito di individuare una società romana, con una sede a Calenzano, che subappaltava le proprie lavorazioni per conto terzi a una società di capitali gestita dalla coppia di origini cinesi che smistava le lavorazioni a ditte individuali caratterizzati da una breve durata e successivamente lasciate con elevati debiti erariali, svuotate di liquidità e sostituite da altre operanti negli stessi luoghi e con gli stessi macchinari e forza lavoro.

Dalle indagini è emerso lo sfruttamento di lavoratori di diversa etnia, cinesi, bengalesi e pakistani, trasportati sui luoghi di lavoro e tenuti a lavorare per circa 14 ore al giorno, con una retribuzione media oraria di poco superiore ai 3 euro l’ora. Senza riposo, i pasti venivano consumati velocemente all’interno del capannone, ove erano presenti approssimative cucine alimentate da bombole a gas.


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