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Tassa di soggiorno, dove vanno i soldi dei turisti

Profonda divisione tra gli albergatori tradizionali ed host che usano le piattaforme digitali, nel mezzo i comuni che incassano

Scontro a distanza tra Federalberghi ed Airbnb sulla tassa di soggiorno che vede Firenze con Roma, Milano e Venezia tra le quattro città che, da sole, incassano 240 milioni di euro all'anno. Se l'oggetto del contendere sembra essere la diversa concezione della ricettività, in realtà lo scontro finisce per interessare le amministrazioni locali e la finalità del gettito fiscale.

Dall'Assemblea generale di Capri, dove nelle prossime ore è atteso il ministro Gian Marco Centinaio, il presidente degli albergatori Bernabò Bocca accusa i comuni per aver sottoscritto accordi con Airbnb al fine di riscuotere l'imposta ed i rappresentanti degli host replicano duramente accusando Federalberghi di essere rimasta indietro sullo sviluppo del settore turistico e rivendicando come un modello di business e di correttezza il rapporto creato con le 23 amministrazioni nazionali che hanno automatizzato la riscossione dell'imposta tramite Airbnb.

Bocca accusa inoltre le amministrazioni locali di non definire l'uso che sarà fatto del gettito "si dichiara di finanziare azioni per il turismo, ma l'unico fine sembra essere quello di tappare i buchi dei bilanci". Una dichiarazione che anticipa la richiesta di un maggiore equilibrio tra errori, evasioni e sanzioni che a detta del presidente degli albergatori rischiano di colpire duramente chi sbaglia senza scopo di lucro.

La questione dei profitti senza destinazione non sfugge però al Codacons che rivolge oggi un appello al ministro Centinaio affinché i comuni siano obbligati a rendere noto l'uso dei proventi della tassa di soggiorno.

Nel 2019 il gettito fiscale relativo alla tassa di soggiorno supera i 600 milioni di euro. Ad applicare l'imposta sono 1020 comuni, solo il 13% del totale, ma ospitano il 75% dei pernottamenti disponibili ogni anno in italia.