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Renzi in Senato attacca di nuovo la magistratura

Il senatore è intervenuto in Aula sulla vicenda giudiziaria della fondazione Open nel corso del dibattito sul finanziamento della politica

Matteo Renzi - foto da Fecebook

Nell'aula del Senato si è parlato per circa novanta minuti di finanziamento ai partiti. Una discussione chiesta dal gruppo di Italia Viva per dare l'occasione al leader Matteo Renzi di dire sua anche nella più prestigiosa delle sedi istituzionali, il Parlamento, sull'inchiesta della procura di Firenze su presunte irregolarità nella gestione della fondazione Open, la cassaforte renziana che per sei anni ha raccolto fondi per sostenere le iniziative politiche dell'ex premier. Fra le ipotesi di reato, il finanziamento illecito ai partiti (vedi qui sotto gli articoli collegati).

"Non stiamo discutendo di una singola inchiesta e meno che mai del finanziamento ai partiti - ha esordito Renzi a Palazzo Madama - Oggi discutiamo della separazione dei poteri".

Renzi ha proseguito affermando che la magistratura, nel caso della fondazione Open, "ha fatto un'invasione di campo, pretende di decidere che cosa è un parttito e cosa no". "Se al pm affidiamo non già la titolarità dell'azione penale ma dell'azione politica - ha proseguito il leader di Italia Viva - quest'Aula fa un passo indietro per pavidità e lascia alla magistratura la scelta di cosa è la politica e che cosa non lo è".

"Trecento finanziarieri alle 6 del mattino in casa di persone non indagate è una retata, non uno strumento di tutela degli indagati - ha detto ancora Renzi in riferimento alle numerose perquizioni effettuate dalla Finanza nelle abitazioni di alcuni finanziatori della fondazione Open - Questo è finalizzato a descrivere come criminale non il comportamento dei singoli ma qualsiasi finanziamento privato che venga fatto in maniera legale e regolare. Il risultato è che nessuno finanzierà più quella parte culturale o politica e fanno bene. lo rivendico l'abolizione del finanziamento pubblico ma, se viene penalizzato il finanziamento privato, nessuno lo fa più".

Matteo Renzi ha parlato anche dell'altro fascicolo d'inchiesta aperto dalla procura fiorentina sulla casa recentemente acquistata dall'ex premier e dalla moglie Agnese a Firenze (nel mirino dei pm c'è un prestito da settecentomila euro concesso ai coniugi Renzi da un imprenditore da lui stesso nominato tempo prima nel cda della Cassa Depositi e prestiti). 

"La vicenda della mia casa è stata passata da qualcuno, o Bankitalia o la procura o la Finanza, a due testate giornalistiche con l'obiettivo di mascherare mediaticamente un'indagine - ha detto Renzi - Per cui la gente parla della mia casa e non dell'inchiesta della fondazione Open e confonde i due piani. Ma non è così: io ho preso un prestito da un mio amico e poi l'ho restituito". "Sono stati usati dei giornalisti non per un complotto ma per far pubblicare una carte che altrimenti quel giornalista non avrebbe avuto - ha detto il leader di Italia Viva - E' una violazione del codice penale, articolo 326, ed è l'unico reato che c'è in questa vicenda".

Nel corso del suo intervento Renzi ha anche citato Bettino Craxi e Aldo Moro: "Non ci faremo processare dalle piazze".