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Bracconaggio, Toscana fra i territori a maggior rischio

Nel rapporto 2023 sulle zoomafie della Lav la Toscana è fra i territori regionali a più elevata attività illegale contro gli uccelli selvatici

Molti uccelli vengono catturati per essere rivenduti come richiami vivi

La costa Toscana è un territorio a rischio bracconaggio specialmente ai danni degli uccelli selvatici: il dato arriva dal rapporto 2023 sulle zoomafie diffuso oggi dalla Lav, e vede lo spicchio costiero della Toscana (con Liguria, Romagna, Marche e Friuli-Venezia Giulia) con un coefficiente di attività venatorie illegali fra i più elevati.

La costa toscana e gli altri territori regionali individuati come a rischio si collocano subito al di sotto dei black spot individuati da Lav in Delta del Po, Prealpi Lombardo-Venete, coste pontino-campane, coste pugliesi, Sardegna meridionale, Sicilia occidentale e Stretto di Messina, in cui si concentrerebbe il 50% delle attività dei bracconieri.

"Secondo stime della Lipu - recita il rapporto Lav - ogni anno sono circa 5 milioni gli uccelli vittime del bracconaggio in Italia. Tra i Paesi dell’area del Mediterraneo l’Italia è al secondo posto, dopo l’Egitto, per numero di uccelli catturati e uccisi".

Nel mirino ci sono in particolare uccelli canori come allodole, merli, tordi sasselli, uccisi o catturati per essere venduti come richiami vivi nella caccia di appostamento. Lo stesso accade a cardellini, ciuffolotti, fanelli, pettirossi, codirossi.

"Ma i motivi che generano la caccia criminale sono diversi. I rapaci, ad esempio, come gufi, poiane, falchi, nibbi sono abbattuti perché considerati nocivi o per alimentare il mercato della tassidermia illegale. Il più delle volte, però - sottolinea Lav - gli uccelli vengono uccisi per essere mangiati o per essere destinati al mercato clandestino della ristorazione".