La Cassazione non ha riconosciuto alcuna attenuante di tipo etico per il fiorentino ultraottantenne che nel marzo 2014 strangolò con una sciarpa la moglie affllitta da Alzheimer. L'uomo, G.V. le sue iniziali, andò a costituirsi un'ora dopo il delitto: "Non ce la facevo più" confessò alle forze dell'ordine.
I giudici della suprema corte, pur riconoscendo che il pensionato ha preso una decisione "difficile e disperata" quando ormai non era più in grado di sopportare "il decadimento fisico e cognitivo della moglie", hanno confermato la condanna a suo carico a sette anni e otto mesi di reclusione. A loro avviso, in Italia sull'eutanasia non esiste ancora "un generale apprezzamento" da parte della società, anzi, ci sono "ampie correnti di pensiero contrarie". Di conseguenza, secondo i giudici, non è possibile riconoscere al pensionato "l'attenuante etica" richiesta dai suoi difensori che invece avevano definito un valore condiviso "quello di porre fine alle sofferenze della persona, conformemente ai suoi desideri espressi in vita".