Attualità

Gli sportivi che risorsero dal fango

Inaugurata nel palazzo del Consiglio regionale la mostra che raccoglie le storie e le foto degli impianti sportivi salvati dal fango cinquant'anni fa

Una storia che forse in pochi conoscono quella degli impianti sportivi, molti in riva all'Arno, che il 4 novembre del 1966 furono sommersi dall'acqua, dal fango e dalla nafta. Eppure da lì arrivò una delle forze propulsive della ricostruzione, quella degli sportivi che si rimboccarono le maniche per salvare Firenze. Proprio questa storia è raccontata dalla mostra "Lo sport fiorentino e l’alluvione del ’66", allestita nell'auditorium del Palazzo del Pegaso a Firenze e aperta fino al 5 dicembre. 

“Nelle commemorazioni a cinquant’anni dall’alluvione, una pagina dedicata allo sport ci voleva. Abbiamo voluto scriverla qui, in Consiglio regionale - ha detto il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, all'inaugurazione della mostra - la spinta che lo sport seppe dare fu fondamentale. Lo sport fiorentino fu uno dei principali attori della rinascita, con la sua risposta immediata e piena di forza, i sodalizi attorno alle società sportive, e con l’idea di portare le Olimpiadi a Firenze otto anni più tardi. Una idea lanciata da Giordano Goggioli che ebbe un’eco incredibile. Fu la città a dover fare un passo indietro, troppe le cose da fare negli anni immediatamente successivi, ma il mondo intero aveva accolto quella proposta con entusiasmo”.

“Lo sport è stato un fattore decisivo nell’aggregazione e coesione attorno ad un obiettivo comune - ha aggiunto il presidente del Comitato regionale del Coni, Salvatore Sanzo, che questa mattina ha partecipato all’inaugurazione della mostra - sportivi, dirigenti e atleti al fianco dei cittadini” e le giunte del Coni “diedero un contributo fondamentale per ridurre gli oneri economici”.

Gli impianti sportivi che subirono danni, anche gravissimi, dopo l'alluvione furono molti, dalle storiche ‘società d’acqua’, che da sempre avevano vissuto in riva all’Arno, alle palestre fino allo storico Parco delle Cascine con le sue strutture, le zone di Bellariva e piazza Beccaria. Tra le strutture che furono invase dal fango e dall'acqua ci furono gli Assi Giglio Rosso sul viale dei Colli, la leggendaria pista di pattinaggio ‘Bologna’ al Piazzale, gli impianti di Campo di Marte, il Centro Tecnico di Coverciano, il Palazzetto dell’ITI in via Dei e la “Montagnola” all’Isolotto.