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Dramma immigrati, il sindaco di Sesto chiede aiuto

Il sindaco Falchi dopo la morte di un rifugiato in un capannone: "La situazione ci era nota ma non abbiamo le risorse per gestire da soli l'emergenza"

La notte del disastro che è costato la vita a un giovane somalo, morto nell'incendio di un capannone abbandonato dell'Osmannoro in cui si erano rifugiati un'ottantina di immigrati, il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi è stato fra i primi ad arrivare davanti all'ex sede del mobilificio Aiazzone, a due passi dall'ìIkea e dall'autostrada. La situazione che si era creata nell'edificio in disuso era nota da tempo all'amministrazione comunale.

"Abbiamo cominciato a segnalare le occupazioni abusive in quell'area fin dallo scorso autunno - ha detto il sindaco - Avevamo parlato con la prefettura e chiesto incontri alla Regione per individuare risposte al problema".

Risposte però che non sono arrivate. E così ieri sera, forse un corto circuito accidentale ha provocato un incendio che ha ucciso un uomo di 35 anni e ne ha feriti altri due.

"Il Comune di Sesto non ha nè spazi nè risorse per gestire da solo un'emergenza di questa entità - ha detto il sindaco all'Ansa - Ci siamo attivati fin dalle prime ore del mattino per sistemare queste persone in tende riscaldate dotate di vari generi di conforto ma adesso non possiamo da soli  trovar loro anche un alloggio. C'è la necessità di individuare una soluzione condivisa con tutti gli enti territoriali e questo è quello che noi chiediamo".