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Assolti dopo lo stupro, deputate Sel indignate

Nicchi e Petraglia: "Siamo esterrefatte dalle motivazioni della sentenza di appello: è stata giudicata la vita della vittima e non il reato commesso"

Sono  state rese note ieri le motivazioni che hanno spinto i giudici della Corte di Appello ad assolvere sei giovani condannati in primo grado per aver violentato in gruppo una ragazza di 23 anni, dopo una festa, in un'auto parcheggiata nei pressi della Fortezza da Basso. L'episodio risale al 2008. Secondo i giudici, la ragazza, nonostante avesse bevuto alcool quella sera, sarebbe stata sempre presente a se stessa e non avrebbe ostacolato il rapporto sessuale.

"Siamo indignate ed esterrefatte -  scrivono in una nota la senatrice Alessia Petraglia e la deputata Marisa Nicchi di Sel - I giudici devono aver confuso i fogli con quelli di una sentenza emessa nell'Ottocento, perchè stentiamo a credere che nel 2015 sia anche solo pensabile che la responsabilità di uno stupro ricada su chi lo subisce. Le sentenze si rispettano, ma abbiamo la sensazione che più che al rispetto della legge i giudici si siano rifatti ad un'idea antica e maschilista di moralità che ci riporta culturalmente indietro di decenni. Ad essere giudicata è stata la vita di una persona e non il reato commesso, del quale, a questo punto, è la vittima l'unica responsabile e il fatto che non sia stata resa giustizia l'unica certezza".