Arte

Islam e Firenze. Arte e collezionismo

Doppia mostra distribuita tra Uffizi e Bargello per rappresentare il legame forte e multiforme tra Firenze e l'Oriente.

Che i legami tra Firenze e il mondo islamico fossero forti e continuativi fin dai tempi dei Medici è cosa nota, come altrettanto che abili collezionisti e mercanti d'arte come Stibbert e Bardini avessero compreso precocemente e bene il valore dell'arte e dei manufatti orientali. Basti pensare all'ampia collezione di armi e armature che Stibbert collezionò in quello che ora è il museo che porta il suo nome, o il fatto che al museo del Bargello sia presente una “sala islamica” ricchissima di manufatti, stoffe, tappeti. Vedere tutta la ricchezza che tali relazioni sono state capaci di produrre – e per lungo tempo di mantenere in città, anche se ora si trovano anche in numerosi musei esteri dai quali sono state riportate temporaneamente – è però occasione preziosa fornita dalla mostra che occupa ampi spazi sia della Galleria degli Uffizi che del Bargello.

Volendo ricostruire il percorso pensato dal curatore Giovanni Curatola, è opportuno prendere le mosse dagli Uffizi, dove si esplorano i frutti più antichi dei contatti da Oriente e Occidente, a partire dalle suggestioni arabe delle aureole della Vergine, di San Giuseppe e dei costumi nell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano per arrivare a preziosi esemplari dell'altissimo livello di raffinatezza raggiunto nella lavorazione dei metalli, della ceramica, del cristallo. Ricercatissime fin dai tempi di Lorenzo il Magnifico, le suppellettili e i tessuti in mostra rivelano tutto lo splendore di un'arte ricchissima di storia e di tecnica impeccabile, talvolta fin stupefacente. Non si può infatti rimanere meno che a bocca aperta di fronte dal più grande tappeto mamelucco del mondo che si srotola ad un certo punto del percorso davanti ai nostri occhi e non solo per le sue dimensioni difficilmente eguagliabili anche al giorno d'oggi, ma per lo splendido stato di conservazione che rivela anche a noi la potenza del colore utilizzato, la finezza dei materiali e l'abilità dei tessitori.

Proseguendo verso il Bargello, ci si immerge nel periodo di ricerca, collezionismo e allestimento di Ottocento e Novecento protagonisti del quale furono sicuramente i già rammentati Stibbert e Bardini, ma anche Louis Carrand, che con la sua donazione di quasi 3.300 opere avvenuta nel 1889 ha permesso di creare, all'interno del museo del Bargello, lo splendido dialogo tra arte islamica e la statuaria rinascimentale che tutti noi possiamo vedere oggi.