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L'Ultima Cena non teme alluvioni

Testato il sistema di protezione che grazie a una leva solleva a sei metri di altezza il capolavoro del Vasari nel cenacolo di Santa Croce

Non c'è elettricità ma solo un sistema di leve e contrappesi per sollevare la tavola che pesa 600 chili su cui Vasari raffigurò l'Ultima Cena: in caso di emergenza la luce potrebbe mancare e mettere a repentaglio il capolavoro restituito a nuova luce dopo il restauro durato dieci anni. Il sistema che è stato testato stamattina nel corso di una esercitazione di salvaguardia dei beni culturali, invece, è interamente meccanico: si tratta di un meccanismo progettato da Sertec sas e dalla struttura tecnica dell’Opera di Santa Croce, in collaborazione con GeoApp, spin off dell’Università di Firenze. 

Per azionarlo basta una sola persona che abbassi una leva. In questo modo l'opera, larga circa 5 metri e 80 centimetri e alta 2 metri e 60 centimetri, si solleva in pochi secondi da terra fino a un'altezza di 6 metri, cioè un metro sopra al livello raggiunto dall'acqua durante l'alluvione del 1966. L'Ultima Cena, in quella circostanza, era esposta nel Museo dell'Opera di Santa Croce e rimase per ore sotto una coltre di fango e acqua.

Il sistema è stato provato nell’ambito di un'esercitazione di salvaguardia dei beni culturali, collegata al corso di formazione su 'Prevenzione ed emergenza nei musei e nei siti musealizzati'. Al corso, promosso in collaborazione con l’Opera di Santa Croce, dalla Federazione italiana Amici dei musei di Firenze, dal Comitato della Croce Rossa Italiana di Firenze e dalla Società italiana per la Protezione dei Beni culturali Sezione regionale toscana, hanno partecipato circa 40 volontari.