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Tutti li aspettano ma è caos per la riapertura

Aumenta l'incertezza nel settore bellezza e benessere dove gli operatori vorrebbero riaprire ma non sanno come organizzarsi per le nuove regole

Riaprire subito, ma come? Questa l'incognita che pende sul delicato settore della cura alla persona. Parrucchieri e Centri estetici sono stati i servizi più richiesti durante la quarantena attraverso un tam tam sui social dove qualcuno ha azzardato tagli casalinghi ed ostentato barbe da hipster senza contare gli esercizi di ginnastica ripresi in diretta ma con pantaloni della tuta e maglie a maniche lunghe. Qualcuno si è mosso in anticipo proponendo ai propri clienti dei Bond o Voucher scontati per servizi da fornire alla riapertura che però non sembra essere così certa. 

Davanti alla cosiddetta Fase 2 l'intera categoria bellezza e benessere si presenta con una grande incertezza sulle nuove regole da dover seguire tanto da aver sollecitato le istituzioni così da potersi organizzare.

Franco Frandi, presidente Confesercenti Mugello ha spiegato "In questo momento la categoria dedicata alla cura della persona è fra quelle più a rischio contagio e dovrà di conseguenza adeguare al meglio i propri locali, i propri mezzi e le proprie attrezzature per tutelare i titolari dell’attività, i dipendenti ed i clienti. Le spese da sostenere saranno consistenti e dovranno essere ripensate le modalità e le tempistiche di lavoro”.

Confesercenti Firenze, attraverso il suo sindacato Assoacconciatori è intervenuta per voce di due imprenditrici del settore di Borgo San Lorenzo Francesca Corsi e Sara Marescotti e da un’imprenditrice di Montecatini Luana Grazzini.

Le imprenditrici toscane hanno richiesto "Un quadro chiaro, dettagliato e differenziato in materia di igiene e sicurezza da parte degli organi competenti, affinché le varie aziende in questione possano organizzarsi nei tempi utili per la riapertura; tutto questo scritto ed elaborato in maniera esaustiva e chiara onde evitare la libera interpretazione da parte degli organi preposti al controllo".

Le imprese hanno chiesto nel dettaglio "Un contributo a fondo perduto di cinquemila euro che copra le ingenti spese di adeguamento dei locali; costi che per molti mesi graveranno sulle imprese: sia per l’acquisto di materiali necessari per la messa in sicurezza, che per consulenze tecniche e professionali che saranno sicuramente necessarie. Un annullamento delle imposte per almeno due anni (2020-2021) a livello nazionale, regionale e comunale. Una moratoria per i costi relativi alle utenze e fornitori. L’innalzamento al 100 per cento del credito di imposta sugli affitti pagati ampliato oltre che alla categoria catastale C1, anche alle categorie C2 e C3. Un innalzamento del sussidio per le Partite Iva da 600 a 1.000 euro per la chiusura dell'attività. Una proroga della cassa integrazione anche in presenza di un solo dipendente, per almeno altri sei mesi. Per i primi tre mesi dalla riapertura, una maggiore flessibilità nell’orario e nei giorni di lavoro dal lunedì al sabato".