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Tassa di soggiorno, il ministro boccia l'imposta

Palazzo Vecchio difende il tributo che spetta ai turisti in visita nel capoluogo toscano ed invita il ministro ed il governo ad adeguare le tariffe

Il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio è stato protagonista questo pomeriggio alla Camera di un Question time sul tema della imposta turistica. Immediata la replica da Palazzo Vecchio che ha difeso l'imposta chiedendo al governo di rimodulare le tariffe.

Il ministro della Lega si è dimostrato coerente ribadendo la propria linea sull'argomento esternata già a più riprese negli ultimi anni "Personalmente non sono d'accordo sulla tassa di soggiorno perché non ha raggiunto l'obiettivo sperato dal legislatore, ma mi piacerebbe vedere che l'introito di questa imposta vada solo per lo sviluppo del turismo. Mi piacerebbe vedere i Comuni utilizzare questa tassa per lo sviluppo del turismo. La tassa di soggiorno non deve essere utilizzata da alcuni sindaci per tassare i turisti invece che i cittadini quando l'amministrazione è in difficoltà". All'assemblea di Federalberghi di maggio Centinaio aveva dichiarato "Faremo in modo che diventi una vera tassa di scopo e non serva solo a tappare i buchi dei bilanci degli enti locali". 

Attaccare l'imposta di soggiorno è una follia. Basta con questa visione romanocentrica: il Ministro non attacchi le città ma anzi le aiuti a gestire il turismo” questa la replica di Palazzo Vecchio affidata all’assessore al bilancio Federico Gianassi. “Il turismo è da una parte una grande risorsa per le città ma è ovviamente anche un costo per i maggiori servizi che ne derivano. E questi costi non possono ricadere sui residenti. Invece di lasciare soli i Comuni a gestire i turisti, il Ministro e il Governo diano il via libera per modulare e adeguare le tariffe dell’imposta di soggiorno. Ne trarranno tutti un vantaggio". Il tributo rappresenta una voce di bilancio sostanziosa per il Comune di Firenze, nel 2018 l'ex assessore al bilancio, Lorenzo Perra ha presentato i numeri spiegando che dei 42 milioni incassati il 16 per cento deriva dalla piattaforma Airbnb con la quale Palazzo Vecchio ha stipulato un accordo per il gettito diretto.