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Svelati i misteri di Leone X che torna agli Uffizi

E' rientrato a Firenze il ritratto di Papa Leone X dei Medici dopo la grande mostra su Raffaello tenuta alle Scuderie del Quirinale, a Roma

Dopo più di due anni di restauro all'Opificio delle Pietre dure e la trasferta a Roma per la grande esposizione alle Scuderie del Quirinale che celebrava i 500 anni dalla morte di Raffaello, Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, capolavoro di Raffaello, è rientrato alle Gallerie degli Uffizi.

Una mostra è interamente dedicata all’opera "Raffaello e il ritorno del Papa Medici - restauri e scoperte", curata dal soprintendente dell'Opificio Marco Ciatti e dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt, nella sala delle Nicchie della Galleria Palatina di Palazzo Pitti. 

L’allestimento è concepito per documentare e spiegare il complesso restauro e le numerose analisi scientifiche effettuate sull'opera, ora di nuovo completamente godibile nella lussuosa ricchezza cromatica dei dominanti toni rossi e nella straordinaria varietà dei dettagli, che l'hanno resa una delle creazioni più famose del Sanzio. Grazie alle molte tecniche di indagine preliminari (radiografiche, fotografiche, di imaging, di microscopia ottica, a scansione microprofilimetrica, solo per citarne alcune) è stato possibile rintracciare integralmente la 'trama' del dipinto disegnata in origine da Raffaello e stabilire che tutta l'opera è integralmente dovuta alla sua mano, fugando una volta per tutte il dubbio, avanzato da alcuni studiosi, che le figure dei cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi fossero state aggiunte in un momento successivo. 

Al termine dell'esposizione nella Sala delle Nicchie in Galleria Palatina, il Ritratto di Leone X tra due cardinali troverà collocazione nella Sala di Saturno dello stesso museo, in compagnia di una serie di capolavori dell'Urbinate, tra i quali i ritratti di altri due importanti prelati: quello di Papa Giulio II e quello del Cardinal Bibbiena, ha annunciato il direttore delle Gallerie Eike Schmidt. 

Il dipinto di Raffaello giunse a Firenze ai primi di settembre del 1518, in tempo per esser messo “sopra la tavola” dei festeggiamenti nuziali del nipote di Leone X, Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Al banchetto degli sposi partecipava come portentoso commensale anche lo zio pontefice, in effigie insieme a ben due cardinali, entrambi appartenenti alla famiglia Medici: i cugini Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi. 

Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, è raffigurato di tre quarti; ha mano la lente cerchiata d’oro quasi suo segno identificativo, data la miopia che lo contraddistingueva. Con insistita ricerca rappresentativa, Raffaello gli mette davanti, aperta, una ricchissima Bibbia, capolavoro della produzione libraria del Trecento a Napoli, illustrato per la regina Giovanna I dal più importante miniatore della corte angioina, Cristoforo Orimina.