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Protesta dei negozi, in 35.000 con il fiato corto

Altissima adesione in provincia di Firenze alla mobilitazione di Confcommercio contro il lockdown prolungato. "Sono a rischio 22.000 posti di lavoro"

Centinaia di bandoni si sono alzati stamattina ma, come annunciato, nessun cliente è entrato nei negozi, bar e ristoranti che hanno partecipato alla mobilitazione indetta da Confcommercio a livello regionale per protestare contro la mancata possibilità di ricominciare a lavorare con l'avvio della Fase 2. Sono 35.000, secondo l'associazione di categoria, le imprese del terziario che a Firenze sono ferme per le misure di emergenza adottate dal governo contro l'epidemia di Coronavirus. 

I negozi e gli esercizi che hanno aderito hanno tenuto le serrande su e le luci accese dalle 10.30 alle 13. 

In termini numerici, un'indagine commissionata da Confcommercio all'istituto Format Research, nel 2020 sono a rischio 3 miliardi di valore aggiunto del terziario provinciale (il 10 per cento), 22.000 posti di lavoro e 7.000 imprese che operano negli ambiti della ristorazione, del commercio, della ricezione turistica e dei servizi alle imprese, alla persona e la logistica.

Le ragioni della protesta e la posta in gioco sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa al Caffé Gilli di piazza della Repubblica. Presenti il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni con il presidente della Confcommercio fiorentina Aldo Cursano, il sindaco Dario Nardella e il presidente della Camera di Commercio di Firenze Leonardo Bassilichi. Sono intervenuti inoltre il presidente dell’Associazione Ristoratori Fiorentini Marco Stabile, gli imprenditori Francesco Sanapo e Marco Valenza a nome dei colleghi delle caffetterie, il presidente provinciale Silb (Sindacato Italiano Locali da Ballo) Riccardo Tarantoli e per il commercio su area pubblica Tatiana di Mambro, vicepresidente provinciale di Fiva Confcommercio.