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"Serve un bonus per un'estate senza turisti"

Il presidente di CNA Firenze Metropolitana ha suonato un campanello di allarme sottolineando le previsioni sui flussi turistici esteri ed italiani

Le previsioni di Cna Turismo per l'estate non sembrano positive, la contrazione dei flussi nelle città d'arte ad iniziare da Firenze, rischia di ripercuotersi sulle aspettative delle attività pronte a riaprire ma con l'incertezza di quanti potranno essere gli effettivi clienti.

“Per città come Firenze, che fino ad oggi hanno vissuto di turismo, occorre un apposito bonus, l’istituzione di un fondo indennizzi per gli affitti degli immobili e per compensare il crollo del fatturato, un piano straordinario per il rilancio del settore dotato di un fondo specifico per la promozione della destinazione Italia” sono le proposte di Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana che ha aggiunto "Con l’imminente fine delle misure di contenimento, il turismo è chiamato ad affrontare una forte contrazione della domanda: mancheranno all’appello in estate i flussi dei turisti stranieri e anche quelli italiani, visto che in base alle previsioni di CNA Turismo, gli italiani in vacanza tra luglio e settembre saranno nella migliore delle ipotesi circa 18 milioni".

“L’artigianato, il commercio, le microimprese, gli autonomi, le partite IVA fiorentine non hanno lampioni da spengere, ma i bilanci in rosso sicuramente sì” così Cioni ha commentato l’annuncio del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che minaccia di spengere i lampioni della città come misura di contenimento ai 200 milioni di deficit accumulati da Palazzo Vecchio.

“Roma sta tardando troppo nelle risposte, se il problema del ritardo è legato alla questione degli stagionali, la nostra risposta è quella di reinserire i voucher - prosegue Cioni - Il Governo deve mantenere l’impegno di mettere a disposizione delle micro imprese un contributo a fondo perduto, per ristorare i mancati ricavi di questi mesi di blocco delle attività attraverso un’iniezione di nuova liquidità. Interventi alternativi, che dovessero consentire risparmi sulle imposte da versare, come quelli sull’IRAP, benché condivisibili in linea di principio non rappresenterebbero la soluzione alla necessità di disporre delle risorse liquide per mantenere in vita le imprese in attesa della piena ripresa dell’attività”.