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Se il rimedio al degrado è chiudere la piazza

Alla fine sono comparsi i divieti a regolare l'uso e l'abuso di una piazza simbolo della vita sociale fiorentina, dello struscio e della convivialità

I nuovi divieti scattati su piazza Santo Spirito se da una parte hanno placato la rivolta dei residenti hanno anche provocato reazioni al di fuori dell'Oltrarno. Basta, infatti, osservare le cose dall'esterno per trovare una chiave di lettura differente che si schiera contro catene e recinzioni.

Firenze è un simbolo, in Italia e nel mondo. L'idea di una piazza chiusa non può restare confinata tra le pareti del rione. Non con la bella stagione, con la voglia di tornare ad uscire ed il traguardo della "Rinascita". Non con la città che "riapre" per tornare ad accogliere i turisti.

Al degrado si risponde con i divieti? Questo il dilemma.

Vietato lo stazionamento, vietato il consumo di cibi e bevande di qualsiasi genere sull’intero sagrato, sia davanti alla facciata principale che davanti a quella laterale, vietato il transito se non per l’accesso alla basilica. Divieti in vigore tutti giorni della settimana. Sempre.

La città turistica chiusa al pubblico suona male. Se poi si tratta di un museo a cielo aperto equivale a chiudere il museo ed in tempo di "riaperture" e di "rinascita" è un brutto danno per l'immagine.

"Gli avventori usano i vicoli come vespasiani". Può essere letta come una richiesta di bagni gratuiti? La tassa di soggiorno sarebbe dovuta servire a questo, sulla carta. A fornire servizi per i turisti e per i cittadini. Anche la carta igienica.

"Si siedono tutti sugli scalini". E se mancassero le panchine? Quando il priore di Santo Spirito ha tirato fuori le panche davanti alla manifestazione del 25 Aprile, le persone presenti in piazza le hanno usate per sedersi e non per protesta ma per necessità. 

"Sfregi continui sui portoni e sulle facciate". Gli stessi registrati all'interno del Campanile di Giotto dove i turisti tendono a lasciare un segno del loro passaggio, non certo un luogo aperto al pubblico e poco controllato. 

Dalle colline appare chiaro che un "modello Firenze" continua a mancare sull'uso degli spazi pubblici. 

L'ex sindaco Giorgio La Pira, molto citato a Firenze, è ricordato come il sindaco che "ripara le lampadine e si batte per la pace nel mondo". Ecco, le lampadine le ripara, ma non stacca la luce.