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Rientro a lavoro a sorpresa, è caos per i figli

Sono stati richiamati a lavoro ma adesso sono scaduti i termini per iscrivere i figlio ai centri estivi e non possono usufruire delle agevolazioni

I dipendenti di Palazzo Vecchio sono nuovamente sul piede di guerra, stavolta l'Usb ha suonato la carica contro il rientro in presenza che avrebbe messo in difficoltà le famiglie colte impreparate. "Ad oggi i pendolari rischiano di arrivare in ufficio e di non avere una postazione su cui lavorare, così come quei genitori che da un giorno all’altro si trovano costretti a cercare una soluzione per i loro figli, senza poter accedere ai centri estivi perché per i centri estivi del Comune di Firenze le preiscrizioni sono oramai chiuse" queste sono le critiche sollevate dal sindacato.

“I genitori con figli di età inferiore ai 14 anni - si legge nella circolare comunale - e i lavoratori pendolari di lunga percorrenza non sono più compresi tra coloro che possono richiedere il lavoro agile continuativo”.

"Solo il 30 giugno hanno scoperto con una circolare, con effetto dal giorno successivo, che dopo qualche ora sarebbero potuti essere richiamati al rientro nella sede di lavoro in presenza, se pur con modalità ridotta" è quanto spiegato da una nota del sindacato. "Questo crea notevoli disagi ai dipendenti, soprattutto alle donne, che ancora oggi si trovano ad assolvere il doppio ruolo di lavoratrici e di cura domestica, a causa di uno stereotipo cristallizzato nella nostra società, che si traduce in scarse misure di welfare a loro sostegno. Questa mancanza di sensibilità verso il disagio creato ai dipendenti e alle loro famiglie, che si sono ritrovati prive di alternative e senza il tempo necessario per trovare una soluzione, dimostra una mancanza di empatia. Con lo stipendio di un dipendente comunale, che non ricopre un ruolo apicale, non è possibile sostenere un centro estivo privato con tariffe che partono da circa 150 euro a settimana a cui aggiungere l’assicurazione ed il pranzo e se i figli sono più di uno la questione si complica".

"L’Amministrazione ha diritto di pretendere il rientro in sede dei lavoratori ma anche l’obbligo di programmarla adeguatamente tenendo conto del contesto che per il Covid si è venuto a trovare e delle ridotte opportunità per le famiglie. Basti pensare che chi ha usufruito del congedo parentale per Covid non può accedere ai sostegni economici per il bonus baby sitter e per i servizi all’infanzia, ulteriore tipologia di sostegno che esprime bene l’incapacità delle famiglie italiane di vedersi riconosciuti un welfare adeguato in cui il concetto di cura è stato soppiantato da quello di mercificazione" conclude l'Unione sindacale di base.