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Pronti a riaprire ma ora vogliono la web tax

L'emergenza coronavirus ha spinto verso il ricorso agli acquisti online e adesso gli esercenti chiedono un correttivo per garantire la concorrenza

Tra le proposte di Confesercenti per ripartire ci sono gli aiuti economici ma anche la proposta di attivare una web tax per disincentivare il ricorso agli acquisti online "Con il coronavirus il commercio elettronico ha avuto una ulteriore impennata di ordini e fatturato, mentre le attività tradizionali sono state costrette alla chiusura. Ciò comporterà una ulteriore divaricazione nei rispettivi rapporti di forza e ci spinge ad accelerare sul fronte web tax e ridimensionamento di una assurda disparità di trattamento".

La protesta del Primo Maggio è stata centrata sulla discriminazione "Ormai inaccettabile la discriminazione operata a danno dei settori commercio, servizi, somministrazione: hanno praticamente riaperto tutti ad eccezione di questi settori" questo è stato il grido di Confesercenti.

Confesercenti Firenze ha tappezzato nel fine settimana tutto il territorio della Città Metropolitana di locandine con il messaggio "Salviamo il lavoro" accompagnato da un documento con 10 richieste per la cosiddetta fase 2 dell'emergenza.

“Sono a rischio chiusura migliaia di imprese del nostro territorio con ricadute che potrebbero essere drammatiche anche sotto il profilo occupazionale” ha sottolineato Claudio Bianchi, Presidente Confesercenti città Metropolitana. “Bisogna riaprire in sicurezza le attività - ha aggiunto - e, allo stesso tempo accompagnare questo periodo di ripartenza con un sostegno importante e non limitato nel tempo, perché la crisi sarà molto lunga, soprattutto nelle aree a suo tempo interessate dai maggiori flussi turistici”.

La categoria ha chiesto inoltre risorse e provvedimenti ad hoc per le principali Città d’arte in considerazione del tracollo del turismo "Negli anni, si era sviluppato un modello economico tutto incentrato sui flussi turistici provenienti da tutto il mondo il Coronavirus minaccia la sopravvivenza di almeno il 50 per cento di imprese esistenti sul territorio".

Inoltre "Il credito d’imposta al 60 per cento messo in piedi nel decreto Salva Italia è una prima misura di sostegno ma, essendo stato introdotto in modo generalista e senza distinzione alcuna, finisce più per favorire la rendita immobiliare che l’impresa commerciale. Occorre pensare ad un provvedimento diverso, più strutturato, che introduca un vincolo tra l’erogazione del contributo e l’innescarsi di un processo virtuoso di calmierazione dell’affitto, magari includendo nel provvedimento anche un meccanismo di riduzione delle imposte sulla locazione". 

Ed ancora "Occorre mettere in campo una bella dose di liquidità per far ripartire le imprese (non tutte) che hanno subito (davvero) i maggiori danni dall’emergenza Coronavirus. Occorre una misura corposa, tangibile, strutturata, estesa nel tempo: una specie di indennizzo a fondo perduto" In più "La necessità di azzerare ogni tributo di carattere locale gravante sulle PMI" e "Si impone la necessità di un intervento normativo che “congeli”e poi riduca sostanzialmente le bollette a carico di famiglie e imprese".