Attualità

Parto ad alto rischio, salve mamma e bimba

Un impianto anomalo di placenta ha messo a rischio la vita di una mamma e della sua bambina. Cesareo d'urgenza al San Giovanni Di Dio

L’intervento particolarmente complesso su un impianto anomalo della placenta, un caso cosiddetto di accretismo placentare, ha riguardato una donna alla 35esima settimana di gravidanza. La placenta aveva interessato tutto lo spessore della parete uterina.

Come in casi analoghi, anche l’intervento della scorsa settimana era stato programmato per eseguire un taglio cesareo complesso. 

Le gestanti con impianto anomalo della placenta, costituiscono una categoria di pazienti ad alto rischio per morbilità e mortalità materna e neonatale. La necessità di ricorrere ad un taglio cesareo e l’emorragia massiva si associano spesso, in questi casi, ad un elevato rischio di perdita dell’utero come chirurgia di salvataggio. Nel caso in questione, l’intervento si è concluso con ulteriore successo in quanto non è stato nemmeno necessario asportare l’utero.

Quello di sabato è stato l’undicesimo caso trattato con questa tecnica (primo caso a marzo 2017), che al San Giovanni di Dio, con la presenza di una sala ibrida chirurgica e radiologica, consente ai ginecologi di gestire in sicurezza casi complessi di emorragia post-partum e anomalie di impianto placentare. 

Lo sviluppo e la specializzazione su procedure chirurgiche, fanno del punto nascita del San Giovanni di Dio, l’unico ospedale in Azienda Toscana Centro ad adottare questa tecnica, confermandolo quale Centro Nascita ad elevata specificità per la gestione multidisciplinare dei difetti di impianto della placenta.

L'equipe che ha effettuato l'intervento è guidata da Paola Del Carlo, direttore di ginecologia e ostetricia, con i ginecologi Ennio Tiso e CristinaMalavolti, l’anestesista Elisabetta Peruzzi, le ostetriche Elena Cioli, Silvia Cappelletti e Eleonora Piccolo, l’infermiera di sala operatoria Alessia Brunetti, la neonatologa Beatrice Gambi, il radiologo Claudio Raspanti, il tecnico di radiologia, Luigi Lo Vecchio e l’urologo Roberto Giacomobono.