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Nardella striglia il Pd sulla moschea in caserma

Centro di preghiera solo per il Ramadan nella 'Lupi di Toscana". Il sindaco: "Il Pd batta un colpo e i sindaci diano una mano"

Una "soluzione temporanea di emergenza". Così il sindaco di Firenze Dario Nardella ha definito l'ipotesi della moschea nella caserma dei Lupi di Toscana al confine tra Firenze e Scandicci. L'ipotesi di installare lì un centro di preghiera, già al centro di attriti con il Comune di Scandicci, "è stata assunta come soluzione temporanea di emergenza, per dare il diritto a 30mila musulmani a pregare per il Ramadan". Nardella ha poi spiegato: "Abbiamo anche iniziato a valutarla come soluzione definitiva, ma per questo andrà discussa con i cittadini di Firenze e poi anche con i cittadini dei Comuni limitrofi, anche se stiamo parlando del Comune di Firenze". 

Ma è con il proprio partito e agli stessi sindaci che il primo cittadino ha perso la pazienza chiedendo che sulla moschea "il Pd batta un colpo. E ai sindaci dei comuni limitrofi eletti tutti o dalla sinistra o dal centro sinistra io dico: diano una mano, oltre a dire dove non si deve fare".

"Io - ha poi aggiunto - sono pronto a mettermi in gioco per il bene dei cittadini qualunque sia la loro religione, e a rimboccarmi le maniche per trovare una soluzione", aggiunge Nardella, spiegando di aver parlato "con il segretario metropolitano del mio partito perché su questo tema ci sia un confronto nel Pd. Il centrosinistra deve dimostrare se è classe dirigente e vuole risolvere un problema. Certo, se non posso nemmeno proporre un'area nel mio Comune, la vedo difficile trovare una soluzione". Insomma il senso è chiaro: basta nascondersi dietro a un dito e trovare una soluzione, anche se è scomoda. 

Sulla realizzazione della moschea, ha aggiunto, "faccio appello a tutte le forze politiche, e anche a tutti i rappresentanti delle forze religiose. Se noi crediamo che si possa trovare un luogo su cui si trova unanimità per insediare il centro di preghiera stiamo prendendo in giro non solo i fiorentini ma anche i musulmani. Ma dobbiamo sapere che ognuno deve dimostrare di fare un passo in avanti, altrimenti vince il principio del ''no nel mio giardino''. E corriamo il rischio di non avere mai un centro di preghiera per gli islamici".