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"L'ordinanza anti slot è sacrosanta"

L'assessora al welfare della Regione Toscana interviene sullo stop del Tar al regolamento del Comune di Firenze per contrastare la ludopatia

Stefania Saccardi

Ha sollevato un polverone la sentenza del Tar della Toscana che ha annullato il regolamento assunto nei mesi scorsi dalla giunta Nardella per limitare l'utilizzo di slot machine e videolottery e che prevedeva il dimezzamento da 12 a 6 le ore di apertura giornaliere delle sale giochi, e vietava la collocazione dei locali adibiti al gioco vicino a scuole, ospedali, centri sportivi, centri anziani, mense, fissando multe molto salate in caso di violazione. 

Contro il pronunciamento dei giudici amministrativi il sindaco ha in un primo momento prospettato il ricorso al Consiglio di Stato, salvo poi virare sull'idea di nuove regole anche sulla scorta di quanto previsto dal decreto Minniti che dà ai primi cittadini maggiori poteri in materia di ordine pubblico. 

Sulla vicenda si è espressa oggi anche l'assessora regionale al welfare Stefania Saccardi, a margine di un evento in palazzo Strozzi Sacrati. "Come il sindaco di Firenze Dario Nardella anche io esprimo grande dispiacere per la sentenza del Tar della Toscana - ha detto Saccardi. "Naturalmente non mi permetto di entrare nel merito - ha poi aggiunto l'assessora - e non commento gli elementi formali" sollevati dal tribunale amministrativo, "tuttavia, l'ordinanza sul piano sostanziale è sacrosanta".

Saccardi ha anche ricordato che ormai il gioco d'azzardo patologico, il cosiddetto gap, "rientra nei livelli essenziali di assistenza, del quale si occupano le nostre aziende sanitarie con nuclei specifici all''interno dei Sert, perché sta diventando un''emergenza assoluta. Inoltre il precedente governo ha messo molte risorse sul tema delle cure: oltre 50 milioni di euro sui territori per organizzare la presa in carico delle persone affette da gap". 

E' quindi, ha concluso, "davvero paradossale che da un lato si investa per curare le persone che soffrono di questa terribile dipendenza, ma dall'altro di fatto ci siano pochissime regole per gestire l''apertura ovunque dei locali". 

Nello specifico, il Tar ha ritenuto insufficienti l'istruttoria, gli studi e le documentazioni utilizzati dal Comune per motivare il regolamento anti-ludopatia.