Arte

Lloyd: paesaggi toscani del Novecento

Una mostra a Villa Bardini celebra, dal 14 luglio al 7 gennaio Llewelyn Lloyd, il toscanissimo paesaggista dal nome gallese.

Uno dei più conosciuti e amati pittori toscani. Sì, perché nonostante il nome che tradisce le origini gallesi e nonostante per tutta la vita si fosse rifiutato di avere altra nazionalità che quella britannica – cosa che gli costò anche un periodo di reclusione in un campo di prigionia – Llewelyn Lloyd nacque e crebbe in quel di Livorno. Lì, grazie anche alla sicurezza economica garantitagli dalla famiglia, si dedicò precocemente allo sviluppo del suo talento pittorico, sfruttando la vicinanza, anche fisica, con uno dei Maestri della Macchia come Giuseppe Fattori e diventando allievo di Guglielmo Micheli.

La solida formazione macchiaiola, fatta di metodo, rigore e ripetuta osservazione della realtà prima della sua trasposizione su tela divenne fondamento sul quale Lloyd costruì un linguaggio espressivo tutto suo, nel quale la sintesi e l'alternanza tra divisionismo e sincretismo diventano strumenti per creare atmosfere uniche e di grande impatto, sia visivo che emotivo.

A dimostrarlo è la mostra di Villa Bardini, che volutamente non è un'antologia del pittore, ma un faro puntato su vent'anni della sua carriera (1910-1930) e riprende i temi più cari all'artista, i paesaggi, da quelli liguri delle Cinque terre ai ben più amati scorci elbani, fino alle vedute di Firenze, città nella quale Lloyd si trasferì presto per esserne immediatamente adottato.

Se potete, approfittate della visita guidata gratuita offerta dalla mostra: è un modo per entrare ancora più in profondità nell'esperienza artistica del pittore ed apprezzare ancora di più la sua opera, già di per sé incapace di lasciare indifferenti.