L'esposizione riunisce quarantotto straordinari disegni provenienti dalle collezioni dell'Ashmolean Museum di Oxford e dallo stesso istituto fiorentino che la ospita, ponendosi in linea di continuità con la rassegna dell'anno passato presso l’Ashmolean Museum.
Dai tracciati a penna ripassati a pietra rossa di Carpaccio fino alla totale identificazione tra pittura e disegno di Jacopo Bassano, dai segni liberi ed energici a pietra nera di Sebastiano Ricci fino agli effetti chiaroscurali e luministici di Canaletto, Francesco Guardi e Giambattista Tiepolo, l'esposizione darà conto di un Colore che saprà prendersi la sua rivincita, ingaggiando un suggestivo dialogo a distanza con il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini conservato agli Uffizi, straordinario e precoce esempio di perfetta fusione tra pittura e disegno.
L'ambizioso progetto si propone infatti di dimostrare, con l'ausilio di opere esemplari, come il concetto di disegno espresso dagli artisti veneti tra fine Quattrocento e inizio Settecento non sia affatto inferiore all'idea che di esso svilupparono i toscani, ma anzi ne rappresenti una via alternativa e altrettanto valida.
La contrapposizione tra Colore dei veneziani e Disegno dei toscani si affermò teoricamente nel Cinquecento soprattutto per opera di Giorgio Vasari. Nella Vita di Tiziano, uscita nell'edizione Giuntina del 1568, egli scrive infatti che molti pittori "vineziani", come Giorgione, Palma, Pordenone e altri ancora "che non videro Roma né altre opere di tutta perfezione", dovettero nascondere "sotto la vaghezza de' colori lo stento del non saper disegnare".