Attualità

In trecento scrivono al sindaco contro la ztl

Carica di titolari di bar, ristoranti e locali che tramite Confcommercio hanno consegnato una lettera al sindaco per bloccare la chiusura del centro

Il braccio di ferro, nonostante i toni concilianti di Palazzo Vecchio che ha detto di essere pronto a discutere con tutti, non accenna ad allentarsi. Da un lato c'è il Comune, che per voce dello stesso sindaco Dario Nardella ha detto di non avere in ogni caso intenzione di fare retromarcia sulla ztl non stop dal giovedì al sabato a partire dal 1 giugno. Dall'altro ci sono i gestori dei locali del centro che vedono nella misura, tra le altre cose, un colpo duro all'economia cittadina. 

Per questo Confcommercio ha consegnato in Palazzo Vecchio una lettera firmata da trecento imprenditori del centro storico. Le firme sono state raccolte nel giro di tre ore, si legge in una nota di Confcommercio ma la raccolta non è ancora finita.  Un coro per chiedere di non procedere con l’idea di bloccare l’accesso al centro storico alle auto dei non residenti dalle 7.30 del giovedì alle 16 del sabato. 

“Un provvedimento del genere – scrivono nella lettera gli imprenditori - oltre a compromettere l’accoglienza nella nostra città e a causarne quindi un danno di immagine, sarebbe fatale per l’economia di molte imprese, pubblici esercizi in primis, che perderebbero una fetta notevole dei propri introiti”. 

“Per mantenere gli stessi livelli di accessibilità – si legge ancora il testo della missiva indirizzata a Nardella - la città dovrebbe avere infrastrutture che al momento non esistono, in termini per esempio di parcheggi scambiatori di adeguata capienza. Dovrebbe poi garantire un servizio di navetta necessario e sufficiente per rispondere alla domanda del pubblico, con notevole aggravio di costi per la comunità. Non solo: sarebbe necessario anche un considerevole aumento del presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, poiché la mancanza di traffico veicolare in alcune aree del centro storico già oggi considerate “problematiche” (ad esempio, per la presenza di spacciatori), aumenterebbe ancora di più la percezione di insicurezza da parte di visitatori e cittadini, con il risultato a medio termine dell’abbandono completo di alcune aree in mano alla microcriminalità”. 

“A chi serve una città che, come nel Medioevo, serra le sue porte all’esterno? – si chiedono gli operatori - Non certo all’economia né alla cultura, né tantomeno alla socialità!”.

Per i firmatari, poi, il provvedimento rischia di far calare "una scure su occupazione e fatturato di molte imprese fiorentine. Noi imprenditori già dobbiamo difenderci da fenomeni difficili da fronteggiare, quali l’abusivismo, la concorrenza sleale, la contingenza difficile del mercato. Da un’Amministrazione ci aspetteremmo sostegno e collaborazione, non certo ulteriori ostacoli a svolgere il nostro lavoro. Che, riteniamo, in questi anni abbia contribuito a far crescere Firenze”.